La Musica in Testa by Giovanni Allevi

La Musica in Testa by Giovanni Allevi

autore:Giovanni Allevi [Allevi, Giovanni]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T07:57:12+00:00


New York 6 marzo 2005

Arrivo nel camerino del Blue Note già nelle prime ore del pomeriggio: è piccolo, stile anni Settanta. Qui, dove sono io, hanno atteso nervosamente Miles Davis, Ella Fitzgerald, Duke Ellington. Nel camerino siamo tutti uguali, seri e in silenzio, pronti a fare il salto nel buio. Mi guardo allo specchio: sono un capellone, coperto di maglioni e guanti di lana, anche se non fa freddo. C’è anche la mia immancabile torta al cioccolato, che chiedo sempre prima dei concerti. L’unica differenza è che mi hanno portato una fetta veramente enorme.

Fuori ci sono diversi gradi sotto zero. Mi faccio scattare una fotografia all’entrata e guardandola mi accorgo che dall’insegna pendono delle stalattiti di ghiaccio. Ci si mette anche il freddo: non verrà nessuno. Ma io confido in quelle intense parole che sono riuscito a dire ieri, in una fortuita intervista radiofonica: «Vengo a vivere il mio sogno americano, anche solo per un giorno».

Verso le cinque entra nel camerino un signore italiano che vuole conoscermi.

Sembra gentile e lo accolgo, anche se, ormai mi conosco, prima di suonare non riesco a parlare ed è molto difficile per me intavolare una conversazione. Si siede sul divano e mi dice che è dispiaciuto per me: sono stato sfortunato.

Lo guardo accigliato.

Da più di una settimana a New York c’è un festival del jazz italiano, organizzato da lui, ben promosso sulla stampa, che purtroppo per me ha attirato l’attenzione del pubblico. É un peccato non essere dentro quel meccanismo. La prossima volta che voglio fare un concerto devo chiamare prima lui.

Ma guarda questo qui! É domenica, fa un freddo cane, non c’è una riga sulla stampa, tutti vogliono andare a sentire il festival del jazz italiano, io sono qui senza raccomandazioni di nessuno, per di più sono in ansia… e me lo vieni pure a dire?

Prima di suonare?

Vengo preso da una momentanea depressione. Ma poi ripenso a tutta questa storia, alla Callas, ai ragazzi nel supermercato, all’ overbooking, al mio sogno.

Mi guardo ancora allo specchio: certo che sono un temerario…

Il pianoforte solo fa paura. Devi veramente avere qualcosa da dire, da gridare, da sbriciolare con funambolica follia, altrimenti qui ti uccidono. Il fatto è che io devo lasciarli secchi tutti.

Mi dico sorridendo che non ho fatto novemila chilometri per sollazzarli, ma voglio stregarli, perché dalla mia ho nelle dita Liszt, Chopin, Ravel, Rachmaninov, cioè la tradizione pianistica europea che gli americani non posseggono. Voglio prenderli allo stomaco, alla pancia, sulla pelle, suonare talmente piano da costringerli a trattenere il fiato. E poi voglio essere totalmente me stesso, libero di volare su quei tasti senza pensare di ricevere niente in cambio, né un applauso, né il consenso.

Si sono stupiti che non abbia portato con me i cd da vendere. Io vendere? No, non me la sono sentita, non questa volta. È il concerto più importante della mia vita, è per me un evento unico e irripetibile di poesia e sogno: voglio che quei pochi che verranno vadano via di qui solo con il ricordo del concerto.



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