La ragione e il buonsenso by Ferruccio De Bortoli;Salvatore Rossi;

La ragione e il buonsenso by Ferruccio De Bortoli;Salvatore Rossi;

autore:Ferruccio, De Bortoli;Salvatore, Rossi; [De Bortoli, Ferruccio Rossi, Salvatore ]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Politica, Contemporanea
ISBN: 9788815356543
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2019-08-15T00:00:00+00:00


9.

Impresari e imbonitori

Caro Salvatore,

vorrei risponderti su questo tema centrale della nostra conversazione richiamando una figura a te nota e credo conosciuta anche a molti lettori: Alberto Ronchey (1926-2010). È stato un grande giornalista e un eccellente ministro dei Beni culturali con i governi Amato e Ciampi (1992-1994). Ossessionato da quella che chiamava «sindrome dell’accertamento», Ronchey non tollerava alcun errore. Detestava le imprecisioni. Sue e di altri. Era uno scozzese di Roma. Rigoroso soprattutto con sé stesso. Un grande coniatore di aforismi. Forse superiore a Ennio Flaiano e a Leo Longanesi, entrambi romani d’adozione come lo sei tu, peraltro.

Ronchey si chiedeva perché i dibattiti tra adulti avessero bisogno di un moderatore mentre per badare a bambini e ragazzi fosse necessario ricorrere a un animatore. «Bisognerebbe fare il contrario», diceva. La battuta di Ronchey che trovo fulminante e di grande attualità, guardando anche al profilo degli ultimi esecutivi e ai troppi difetti italiani, era la seguente. Un giorno un signore, ammaliato dalla sua verve e dalla sua indubbia cultura gli disse: «Lei Ronchey è un tuttologo». La risposta: «Anche!».

Ma vorrei ricordare il direttore della «Stampa» ed editorialista del «Corriere» non solo per le sue imperdibili battute ma anche per aver distinto tra attualità immediata e attualità permanente. Ecco, noi ci occupiamo troppo – e questa è un’autocritica professionale – dell’attualità immediata: la frase di un politico, l’episodio curioso, ciò che fa discutere un giorno e poi si dimentica in fretta. La chiamerei, parafrasando Milan Kundera, l’insostenibile leggerezza della cronaca quotidiana. Discutiamo invece assai poco, non solo sui mezzi d’informazione ma un po’ ovunque nella nostra distratta società, di attualità permanente. Ecco, i temi che tu tocchi sono appunto di attualità permanente: la centralità dell’impresa, gli ostacoli burocratici, gli scarsi investimenti in educazione.

Se non avremo la forza, la determinazione di affrontare i «fattori disabilitanti», come li chiami tu, della nostra società, della nostra economia – che richiedono necessariamente riforme di lunga durata e di profonda efficacia –, non ne verremo mai fuori. Con le riformette che poi restano a mezz’aria, con i bonus a pioggia, con un po’ più di spesa pubblica per accontentare, nel breve termine, constituency o clientele non si va da nessuna parte. Si rimesta la poca acqua che rimane nello stagno della crescita.

Ci si limita, come è avvenuto con l’ultima legge di bilancio del governo giallorosso a disinnescare le clausole di salvaguardia sull’Iva che si ripresentano – un vero nodo scorsoio che andrebbe reciso – puntualmente ogni anno. Si vivacchia aggrappati alla speranza di un miracolo o all’illusione, per esempio, che facendo più deficit si cresca così tanto da ridurre il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo. Credo non sia mai successo nella storia.

Ma forse possiamo fare molto in un altro modo. Come? Con il «volontariato della ragione». Che cosa intendo? Le tante persone che come noi hanno ricoperto posti di responsabilità, élite e classi dirigenti in generale, dovrebbero sentirsi in dovere di svolgere una sorta di apostolato laico. Intervenire, spiegare, anche educare, passando alle nuove generazioni



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