La scoperta di Milano by GUARESCHI Giovannino

La scoperta di Milano by GUARESCHI Giovannino

autore:GUARESCHI Giovannino
La lingua: ita
Format: mobi
editore: RCS Rizzoli Libri
pubblicato: 2005-12-13T23:00:00+00:00


14

Giovannino si sofferma a parlare della dolce casa dove già da quattro anni, e precisamente dal maggio 1935, trascorre la sua vita. Giovannino mette in buona luce tutti i vantaggi che una casa offre e ha modo di ricordare con nostalgia un emozionante episodio della sua giovinezza e un bel gesto di Margherita.

Quando il mio bambino dorme e fa dei sogni in technicolor e Margherita ricama la tela per i suoi perversi cuscini e la macchina da scrivere una volta tanto riposa, mi piace sdraiarmi su una soffice poltrona e guardare i muri della mia casa.

Oltre il muro c’è la strada e l’autobus Enne che va alla stazione a prendere le novità e le porta davanti al Duomo; ci sono le automobili, c’è la gente che parla forte: ma trenta o quarantacinque centimetri di mattoni hanno il potere di allontanare indefinitamente tutte queste cose.

Casa, dolce casa: da quattro anni io guardo i tuoi muri che solo per me racchiudono alcuni placidi metri cubi di questa straordinaria città.

Per cinque anni, in una melanconica città di provincia, io ho vissuto scambiando la notte per il giorno e inghiottendo alla rinfusa i cibi confezionati nella squallida trattoria di un vecchio borgo.

Solo come un cane randagio.

Casa, dolce casa. Ora come è tutto diverso.

È un’altra cosa, adesso.

Ecco, la sera, rientro dal lavoro, accendo la lampada dell’anticamera, appendo il soprabito all’attaccapanni, quindi accendo la luce della toeletta e vado a lavarmi le mani.

Odo un grido d’angoscia: «Due lampade accese alla volta! Tre con quella della cucina! Cinquantadue lire di luce, questo mese!».

Mi seggo a tavola, tocco un cetriolino.

«Sei lire di sottaceti, ogni giorno!», ride nervosamente la compagna della mia triste vita.

Mi verso un mezzo bicchiere di vino.

«Dieci lire al fiasco, il Bardolino!», commenta sarcastica l’egregia signora.

Tuffo il cucchiaio nella minestra.

«Sei lire al chilo la pasta all’uovo, venti lire al chilo il manzo, una lira di erbe, dodici lire mezzo chilo di formaggio, cinque lire una scatoletta di pomodoro!», dice con voce accorata l’affettuosa donna.

Poi viene la bistecca con contorno e io impugno coltello e forchetta.

«Sette lire due bistecchine grandi così, dodici lire al chilo l’olio d’oliva, due e cinquanta un etto di burro, due lire mezzo chilo di patate, trentacinque lire di gas al mese!», sospira la donna che mi trascinò all’altare.

Allungo la mano verso il piatto del formaggio.

«Tre lire una fettina di groviera, due lire un pezzetto di taleggio!», si duole l’insigne reggitrice della mia casa.

Rivolgo l’occhio verso il cestello della frutta.

«Due lire tre arance, uno e cinquanta quattro mele, tre lire e venti due banane!», piagnucola la signora che fu già la mia signorina.

Qualche minuto dopo infilo il dito indice nel manico della tazzina da caffè.

«Quattro e cinquanta un etto di caffè, tre lire una bustina di malto, quattro lire tre etti di zucchero», piange Margherita.

Una macchia cade sulla tovaglia mentre rimesto il caffè.

«Due lire per lavare una tovaglia, tre lire un lenzuolo, cinquanta centesimi l’uno i tovaglioli, novanta centesimi un asciugamani, tre e venti una saponetta, uno e cinquanta per stirare una camicia,



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