La Torre - Skye Warren by Skye Warren

La Torre - Skye Warren by Skye Warren

autore:Skye Warren [Warren, Skye]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2020-01-08T23:00:00+00:00


16

La mattina mi sveglio al suono di un urlo agghiacciante. Mi corre dentro come un taglio fisico, facendomi scattare dal letto mentre inciampo assonnata. Uno schianto mi attira nel corridoio, dove dei cocci di porcellana rotolano come ubriachi sui pavimenti di noce.

Dentro la stanza degli ospiti trovo Penny raggomitolata sotto le coperte da cui spuntano solo gli occhi.

La signora B. è in piedi in fondo al letto, la sua faccia tonda un misto di preoccupazione e frustrazione. Un vassoio d’argento ondeggia mollemente al suo fianco, e qualcosa gocciola macchiando il tappeto.

«Cosa sta succedendo?» chiedo con tono gentile, anche se lo so perfettamente. È già successo prima. Mi sono assicurata fin dall’inizio di portare di persona la colazione a Penny.

Dopo la scorsa notte, devo aver dormito più del solito. Il mio corpo aveva bisogno di riposo.

«Deve mangiare,» mi risponde la signora B., indicando con un gesto la ragazza tremante. «È pelle e ossa.»

Non posso contestarlo. Anche se la forzo a mangiare ogni giorno, è spaventosamente magra. L’alternativa è l’alimentazione forzata, probabilmente associata a pareti imbottite. Non posso farle una cosa del genere, sapendo quanto sia terrorizzata. Sarebbe la goccia che fa esplodere il vaso.

«Potrebbe portare un’altra tazza di brodo, per favore?»

La signora B. lancia un’ultima, lunga occhiata a Penny prima di uscire rapidamente dalla stanza. C’è qualcosa in quello sguardo che non riesco a decifrare del tutto. Pietà. Compassione. Forse anche un’accusa?

Ma non avrebbe senso.

Mi arrampico sul letto alto, tirando via le lenzuola dalla presa di Penny. «Perché la cacci via? Vuole aiutarti, come me. Vogliamo solo aiutarti.»

Nessuna risposta. Almeno mi permette di toglierle di dosso le lenzuola sudate. Una delle mie camicie da notte le pende sul corpo, non è rimasta alcuna curva o carne solida per darle forma. I lividi sono guariti, quelli delle dita che rivelavano con orrore sorprendente cosa le era stato fatto.

La maggior parte delle persone preferirebbe essere morta. È così che ha detto Gabriel, e non sono sicura che avesse torto.

«Una tazza di brodo,» le dico, addolcendo il tono. «E poi potrai riposare.»

Non risponde, ma posso dire dal suo silenzio che accetta. Sono arrivata al punto in cui leggo i sottili cambiamenti del suo linguaggio corporeo, quindi non è solo lei a essere a suo agio con me. Lo sono anch’io con lei. Dopo che mio padre mi aveva mentito, dopo essermi chiesta se Gabriel mi avesse detto la verità, è un sollievo avere a che fare con qualcuno che riesco a leggere. Non ci sono parole o artifizi che possano ingannarmi. Solo Penny, a nudo e dolorante e disperatamente sperduta.

La signora B. ritorna con il brodo, sospirando una volta sola verso Penny, prima di lasciarci da sole. I piatti sono di una perfetta porcellana bianca decorata con disegni di edera verde. Probabilmente è qualcosa di inestimabile e unico, e la povera tazza che ha incontrato la sua disfatta poco prima non potrà mai essere sostituita.

Mi avvicino un po’ sul letto. «Pronta?»

Scuote la testa.

Le mie labbra si curvano in un sorriso. «Ha un profumo delizioso. La signora B.



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