La vita nascosta del cervello by Alberto Oliverio

La vita nascosta del cervello by Alberto Oliverio

autore:Alberto Oliverio
La lingua: ita
Format: epub, mobi, azw3
editore: Giunti
pubblicato: 2014-02-16T05:00:00+00:00


L’OSCURO OGGETTO DEL DESIDERIO

Dal punto di vista etimologico, il verbo latino desiderare assomma il de- privativo e sidera, gli astri. Nella sua forma originaria il suo significato è dunque stato quello di smettere di contemplare le stelle, ovviamente a scopo augurale, per poi assumere il significato di “prendere atto dell’assenza di”, associato a una sensazione di rimpianto. All’idea originale di “rimpiangere l’assenza” è subentrata una connotazione più positiva, la prospettiva di “cercare di ottenere, sperare di”, già evidente nella lingua latina di cui fanno parte immagini astrali come “lunam petere”, volere la luna. Man mano si è così affermato il concetto che ogni desiderio ha un oggetto e che ogni oggetto assomma in sé caratteristiche che lo rendono desiderabile agli occhi di una particolare persona. “L’oscuro oggetto del desiderio”, per usare le parole di Luis Buñuel, ha infatti una dimensione fortemente individuale, denuncia relazioni e radici che possono affondare nel passato di una persona, il che sottolinea il fatto che spesso nel desiderio vi sono aspetti irrazionali che rimandano al mondo inconscio e intimo del “soggetto del desiderio”, una dimensione che è talora ancor più oscura di quella dell’oggetto.

Sigmund Freud, nel suo classico saggio sull’interpretazione dei sogni, distingue tra sogni “di comodità”, in cui il desiderio è concreto e palese, e sogni in cui l’oggetto del sogno è mascherato dalla censura onirica: «È facile dimostrare che spesso i sogni si rivelano, senza alcuna maschera, come appagamenti di desideri; cosicché ci si può meravigliare che il linguaggio dei sogni non sia stato già compreso da lungo tempo. Per esempio, c’è un sogno che io posso produrre in me quando voglio, per così dire sperimentalmente. Se la sera mangio sardine, olive o qualsiasi altro cibo molto salato durante la notte mi viene sete e mi sveglio. Ma il mio risveglio è preceduto da un sogno che ha sempre lo stesso contenuto, cioè che sto bevendo. […] La sete dà vita al desiderio di bere e il sogno mi mostra quel desiderio soddisfatto compiendo una funzione, che è facile indovinare: io dormo profondamente e non sono solito farmi svegliare da qualsiasi bisogno fisico. Se posso calmare la mia sete sognando di bere allora non ho bisogno di svegliarmi per soddisfarla. Questo, dunque, è un sogno di comodità. Il sognare ha preso il posto dell’azione, come succede spesso in altri casi della vita»1. Ma questi sono per Freud esempi di desideri banali: persino le oche desiderano e sognano il granturco, indica con umorismo. La maggior parte dei sogni, invece, rimandano a desideri mascherati, sessuali, di potere, legati alla paura e aprono quindi la porta all’interpretazione dell’inconscio.

Arthur Schnitzler, che nei suoi romanzi ha proceduto di pari passo con Freud nell’affrontare le dinamiche del profondo, scrive ne Il velo di Beatrice che:

«I sogni sono desideri senza coraggio,

desideri sfrenati che la luce del giorno

ricaccia nei meandri della nostra anima,

da dove essi osano uscire, strisciando solo di notte»2.

Il desiderio, inoltre, è un desiderio di qualcosa, ma al tempo stesso è anche il desiderio di qualcos’altro rispetto all’oggetto desiderato o, come indica Freud, all’oggetto palese.



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