Laelius de amicitia by Marco Tullio Cicerone
autore:Marco Tullio Cicerone
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
pubblicato: 2013-08-02T22:00:00+00:00
XIV
Poiché fa nascere l’amicizia, come dicevo prima, qualche segno di virtù che da qualcuno splenda, alla quale un animo che le somigli si stringe e unisce, quando questo avviene non può non esser che nasca l’amore.
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Quale cosa è tanto assurda, infatti, quanto provar gioia di molte cose vane, come degli onori, della gloria, d’un edificio, d’un vestito o d’un ornamento del corpo; e d’un essere vivo dotato di virtù, di tale creatura che può amare o, per così dir, riamare, non provar grandissima gioia? Nulla v’è infatti più piacevole che la ricompensa dell’affetto, nulla più piacevole che il contraccambio delle premure e dei servigi.
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E che, se aggiungiamo anche questo, e senza errore si può aggiungere, non esservi nulla che a sé alletti e attragga cosa alcuna, quanto all’amicizia la somiglianza? Si concederà certo esser vero che i buoni amano e a sé attirano i buoni, quasi fossero congiunti per parentela e natura: nulla, infatti, brama di più che la natura cose simili a sé e a sé le rapisce. Per la qual cosa, o Fannio e Scevola, sia chiaro, come credo, che per i buoni tra i buoni v’è un necessario volersi bene, e questa è la fonte dell’amicizia costituita dalla natura. Ma la medesima bontà si stende anche all’altra gente. La virtù, infatti, non è disumana, non egoista, non superba, essa che suole proteggere anche interi popoli e provvedere ottimamente ai loro bisogni:{128} cosa che certo non farebbe, se rifuggisse dall’affetto per gli uomini.
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E anzi mi pare proprio tolgano il più amabile nodo che l’amicizia stringe, quelli che fan sorgere le amicizie a causa dell’utilità. Non tanto infatti l’utilità che ci venga dall’amico, quanto l’amore stesso dell’amico piace, e poi ciò che dall’amico ci viene può farci piacere, se da lui viene col suo attaccamento. E si è cosi lontani dal coltivare le amicizie per il bisogno, che coloro i quali per posizione e mezzi e soprattutto per la virtù, che costituisce il più valido presidio, non hanno alcun bisogno d’un altro, sono gli uomini più generosi e benèfici. E non so se nemmeno sia opportuno che mai e del tutto agli amici manchi alcuna cosa. In che, difatti, il mio affetto avrebbe potuto dimostrar la sua forza, se mai del mio consiglio, mai della mia opera né in pace né in guerra Scipione avesse avuto bisogno? Non dunque l’amicizia ha seguito l’utilità, ma l’utilità ha seguito l’amicizia.
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