L'amante senza fissa dimora by Fruttero & Lucentini

L'amante senza fissa dimora by Fruttero & Lucentini

autore:Fruttero & Lucentini, [Fruttero & Lucentini,]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Thrillers, General
ISBN: 9788852037993
Google: fS2r6kuCTa0C
editore: Edizioni Mondadori
pubblicato: 2013-07-02T17:20:18+00:00


...CHE SIA RIGOROSAMENTE PROIBITO A QUALUNQUE EBREO ED EBREA DOPPO FATTI CHRISTIANI IL CAPITARE E PRATTICARE SOTTO QUALSIVOGLIA PRETESTO NEI GHETTI DI QUESTA CITTÀ, D'INTRODURSI NELLE CASE PARTICOLARI DI ALCUNI DELLI EBREI O EBREE, SOTTO PENA IN CASO DI TRASGRESSIONE DI CORDA PRIGIONE GALERA FRUSTA BERLINA ET ALTRE MAGGIORI AD ARBITRIO DI LORO ECCELLENZE HAVUTO RIGUARDO ALLA QUALITA' DEL DELITTO E DEL DELINQUENTE.

Il decreto, mi spiegò David, riguardava i 'marrani', visti dovunque come portatori di ambiguità, di opportunismo, di doppiezza. Convertiti per necessità o per calcolo, questi infelici erano sorvegliatissimi dalla Repubblica, che li sospettava di praticare in segreto la vecchia religione. Vittime di spie, delatori, ricattatori, non erano amati da nessuno, non erano niente per nessuno, nemmeno per se stessi.

E io lo vidi, traditore, rinnegato, marrano, che sgattaiolava rasente i muri, si nascondeva nell'ombra dei portoni, mentre dalle finestre donne dagli occhi d'ebano e solenni vegliardi lo guardavano con infinito disprezzo. E quasi mi chiesi se non fosse davvero, lui, David Silvera, oggi, un traditore, se di lì non venisse tutta la sua elusività di mystery man. Un uomo doppio. Un agente doppio. Forse nemmeno ebreo, in realtà. Uno che s'infiltrava nel mondo con un passaporto falso, capace di ogni abiura, di ogni voltafaccia. E disperatamente infelice.

Lo guardai. Aveva un'aria divertita. Che c'era di tanto divertente?

«Pensavo a quei cristiani che sotto Nerone o Diocleziano non se la sentivano di farsi mangiare dai leoni. Ce ne saranno pure stati, no? Nessuno ne parla mai, di questi non-eroi, nessuno li ricorda con una statua, una via. Eppure ci vorrebbe poco, come indirizzo non sarebbe neanche male: Piazza dei Non-martiri Cristiani 18/A.»

Sì, ricordo di quella visita anche le risate, come quando mi parlò della disputa delle gondole, un talmudista dottissimo ma spregiudicato, o forse soltanto pigro, argomentava che andare in gondola di sabato era perfettamente lecito, data la conformazione della città. La questione fu a lungo discussa, ma alla fine prevalsero i rabbini più conservatori, la gondola, di sabato, restò "asur", proibita.

Continuammo per la calle di Ghetto Vecchio, oltre la sinagoga spagnola e quella levantina, tra nudi strapiombi di case. Tutte le case erano di un'altezza inverosimile, qui, perché gli abitanti avevano dovuto sfruttare al massimo la ristretta zona assegnata. Le finestrelle erano fittissime, schiacciate disordinatamente le une sulle altre, e dallo stato lebbroso degl'intonaci e dei davanzali si sarebbe detto che nessuno abitava più quei tuguri, come dopo un pogrom o una pestilenza. Ma le intelaiature erano quasi tutte di alluminio anodizzato e qua e là ornate da festoni di biancheria che pendevano inerti nell'aria inerte.

«Chissà se gl'inquilini sono ancora ebrei?»

David non lo sapeva, ma sapeva che molti erano stati portati via anche di lì, al tempo dell'ultimo massacro.

Gli presi il braccio, mi strinsi a lui.

«Tu allora dovevi avere pochissimi anni, no? E dov'eri?»

«Be',» disse lui, «ero già allora un po' di qua e un po' di là, piuttosto sballottato, per quello che posso ricordare. Ma è stato così che ho potuto cavarmela. Ho avuto fortuna.»

Oltre il ponticello sul rio, il campo di Ghetto Nuovo era triste e grigio, una vasta padella raschiata.



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