L'anima di Hegel e le mucche del Wisconsin by Alessandro Baricco

autore:Alessandro Baricco
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-11-25T16:00:00+00:00

4. LA SPETTACOLARITÀ

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La modernità è un luogo, e un tempo, che ha infinite vie d’accesso. La Nuova Musica scelse la porta stretta di una radicale e dura rivoluzione linguistica. Ma nel patrimonio genetico della musica colta esistono altre ipotesi di cammino: altre intuizioni che cercavano il moderno su rotte diverse. Un patrimonio di presentimenti e profezie che l’ideologia della Nuova Musica e la sua artificiale imposizione al pubblico hanno a lungo censurato. Tra le tante, se ne recupera qui una che sembra più utile di altre, oggi, per ritrovare un rapporto diretto con la modernità. Per semplicità, piace riassumerla nell’avventura di due nomi carismatici, che incarnano in modo solo più evidente e radicale di altri un certo modo di entrare nel Novecento: Mahler e Puccini.

Ciò che il sinfonismo mahleriano e il teatro musicale pucciniano intuirono della modernità fu l’idea di spettacolo che essa avrebbe coltivato e il tipo di pubblico che l’avrebbe abitata. Più di quanto possa sembrare, fu un’intuizione tanto ardita quanto geniale. Immaginava, con un’esattezza che ha del sorprendente, un mondo che non esisteva ancora. Anticipava un quadro del gusto collettivo, delle condizioni sociali e pratiche della fruizione, del confronto tra diverse e nuove forme di spettacolo, che si sarebbe pienamente realizzato solo decenni più tardi. Era un’intuizione che comportava, tra l’altro, una significativa revisione del concetto stesso di musica colta: una ridefinizione del suo campo ideale che, anche a costo di smantellare alcuni dei dogmi che avevano assicurato la sua potenza, cercava di seguire il Senso nell’esodo che la modernità imponeva. I tratti regressivi e mistificatori che competono tanto alle opere pucciniane quanto alle sinfonie mahleriane sono la testimonianza di una ritirata strategica che cercava nuove posizioni di forza da cui affrontare l’impatto con il moderno. In essi è custodita l’idea, in sé ardita, che solo autoriducendo la propria portata ideale la musica colta potesse adeguarsi allo statuto del moderno. Che solo assumendo in sé certi tratti di corruzione dettati dalla modernità e metabolizzandoli nella propria struttura fosse possibile mantenere un rapporto con il reale. Era una mossa esattamente contraria a quella tentata dalla Nuova Musica. Si reagiva al moderno aprendogli le porte e lasciando che penetrasse nel tessuto della musica. Non era una resa incondizionata: era l’apertura di un dialogo. Un equilibrismo rischioso, indubbiamente: là dove il sinfonismo mahleriano scivola in vacuo technicolor sonoro o il teatro pucciniano si concede alla volgarità di grassi feuilletons per anime della domenica è leggibile la disfatta a cui quella acrobazia poteva portare. Ma era il prezzo da pagare per un’ambizione preziosa: partecipare alla modernità.

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