L'ardore by Roberto Calasso

L'ardore by Roberto Calasso

autore:Roberto Calasso [Calasso, Roberto]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa, Generica, Cosmologia
ISBN: 9788845925214
Google: a62ncQAACAAJ
Amazon: 8845925218
editore: Adelphi
pubblicato: 2010-06-14T22:00:00+00:00


XII

DEI CHE OFFRONO LIBAGIONI

C'è un gesto che unisce in modo indissolubile tutto il mondo indoeuropeo. E' il gesto della libagione. Versare un liquido in un fuoco che divampa. Distruggere una materia preziosa o comune nella fiamma. Già in epoca minoica si incontra la libagione, sul sarcofago di Hagia Triada. Gli eroi di Omero compiono molto spesso quel gesto, come preludio necessario alle loro imprese. I sacrifici celebrati senza libagione sono estremamente rari. E anche gli dèi dell'Olimpo vengono rappresentati in molti vasi nell'atto di offrire una libagione. Erika Simon li ha studiati - e si è posta la domanda inevitabile: a chi dedicano la libagione? E perché gli dèi ne sentono il bisogno, non meno degli uomini?

In India la libagione è onnipresente. Ogni mattina, poco prima del sorgere del sole, e ogni sera, poco prima del tramonto, il brahmano è tenuto a compierla. E' il rito più semplice, l' agnihotra, che dura circa un quarto d'ora. Per centinaia di volte in un anno, per migliaia e migliaia di volte in una vita. Ma, nella descrizione dei Bràhmana, anche quel rito minimo viene scomposto in quasi cento atti. E i testi, instancabili, ripetono che quel rito racchiude in sé tutti gli altri e lo definiscono come la punta della freccia di tutti i riti: « Ciò che la punta è per la freccia, quello è l' agnihotra rispetto agli altri sacrifici. Perché là dove vola la punta, vola tutta la freccia: così tutte le opere del suo sacrificio sono liberate grazie a questo agnihotra da quella morte ».

Non si tratta di un rito sociale. Ogni capofamiglia lo celebra in solitudine. Non ha bisogno di officianti, non è assistito dalla consorte. La violenza, che lascia sempre qualche traccia, per quanto si provi a occultarla, qui è assente. Ma è presente la distruzione, l'irreversibile cessione di qualcosa a un invisibile. Questo gesto dell'abbandonare qualcosa è definito tyàga- e più volte viene presentato come l'essenza del sacrificio, di ogni sacrificio. O anche: come il presupposto del sacrificio. E' il gesto che segnala l'approssimarsi di un singolo a un invisibile - mostrando sottomissione o almeno la disposizione a cedergli il passo. Marcel Granet, nell'opera dove più splende il suo genio, Danses et légendes de la Chine ancienne, definì la virtù del jang, indispensabile al Figlio del Cielo se vuole mantenere la sovranità, come un cedere per avere, dove imprescindibile è che il gesto del cedere venga prima di ogni altro.

Libagione: l'atto di versare un liquido nel fuoco o sulla terra. Perdita pura. Irreversibilità. Il gesto più simile allo scorrere del tempo. I Latini, sbrigativi, avevano una parola sola per nominarlo: libatio. I Greci, tre sottilmente differenziate: choé, sponde, leibo. Sponde era anche l'unico modo, in greco, per dire «tregua» o «trattato di pace». All'inizio dei giochi olimpici, araldi correvano per la Grecia gridando: «Spondèi Sponde!». Allora ogni conflitto si arrestava. Gli uomini vedici usavano quattordici termini per definire un certo tipo di libagione, graha, in un certo tipo di liturgia: il sacrificio del soma. Ma soltanto per le libagioni del mattino.



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