L'assedio by Giovanni Bianconi

L'assedio by Giovanni Bianconi

autore:Giovanni Bianconi [Bianconi, Giovanni]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Political Science, Political Ideologies, General
ISBN: 9788858425602
Google: l5-xDgAAQBAJ
editore: Giulio Einaudi Editore
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


La determinazione a proseguire su una strada che considerava irreversibile, insomma, non era venuta meno.

A Natale lo fece capire anche all’amico Antonio Romano, che sempre giocando con l’ironia che contrassegnava il loro rapporto, gli regalò un kit per lucidare calzature. Accompagnato da un biglietto: «Con tutti quelli che ti vogliono fare le scarpe, è bene tenerle pulite».

Falcone reagí con uno dei suoi sorrisi che manifestavano affetto e nascondevano segreti: «Piuttosto che farmi fare le scarpe, vado in giro scalzo».

Il dibattito in Parlamento per la conversione in legge del decreto che istituiva la Superprocura ebbe momenti di asprezza. A dicembre gli emendamenti, approvati grazie all’appoggio della Democrazia cristiana, tagliarono un’altra fetta dei poteri assegnati dal governo al capo del nuovo ufficio: via le indicazioni ai procuratori distrettuali sui «temi di investigazione e gli orientamenti dei piani d’indagine», e via le direttive impartite sul territorio per il «miglior impiego» dei pm e delle forze di polizia, con conseguente eliminazione della possibilità di avocare i fascicoli in caso di violazione delle direttive; e per togliere le inchieste ai magistrati distrettuali bisognava che le inosservanze fossero, oltre che ingiustificate, anche «reiterate».

Modifiche che rendevano la nuova istituzione giudiziaria un po’ meno invasiva e penetrante rispetto al progetto iniziale, e dunque piú «digeribile» da una certa parte politica e dai magistrati, che però continuavano a rimanere in larga parte contrari. Restava comunque «la concentrazione e la gerarchizzazione del potere del pubblico ministero» denunciata in aula dal senatore della Sinistra indipendente Pierluigi Onorato, magistrato in aspettativa.

Il Partito democratico della sinistra s’era dichiarato contrario fin dall’inizio, ma alcuni interventi su «l’Unità» del vicepresidente dei deputati Luciano Violante richiamarono esplicitamente lo «spirito costruttivo» con cui venivano segnalate presunte lacune e storture. Violante conosceva Giovanni Falcone dai tempi palermitani, e a Roma continuavano a frequentarsi e a discutere. Anche della Superprocura. Entrambi convinti della necessità di affrontare con decisione l’emergenza mafia.

Falcone chiedeva sostegno in nome di una peculiarità del fenomeno da contrastare che esigeva norme diverse e in qualche misura «straordinarie», anche con l’obiettivo di poter finalmente avere a disposizione gli strumenti che gli erano stati negati in precedenza; Violante poneva un problema di sistema complessivo, collegandolo alle problematiche politiche del momento – come il rapporto con il Psi, che aveva della magistratura una concezione molto diversa rispetto al Pds –, e soprattutto considerava rischioso affidare troppo potere a una singola figura in toga.

– Se ci vai tu noi ci fidiamo, ma se ci mandano un altro? – ripeteva. – E dopo di te, quando toccherà al successore che può avere idee e mire diverse, che succederà?

Falcone replicava che non bisognava indulgere in tentennamenti: intanto era bene approvare la riforma e avviare le nuove strutture, poi si sarebbero trovati aggiustamenti e antidoti agli eventuali rischi connessi.

Tra un passaggio e l’altro dell’iter legislativo Violante diede atto dei miglioramenti, e dopo l’approvazione da parte del Senato il Pds confidava di poter ottenere ulteriori aggiustamenti alla Camera.

A palazzo Madama votarono a favore i quattro partiti di maggioranza – Dc, Psi, Psdi e Pli



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