Le cronache dell'età del bronzo - Il leone di Thalakrea by Paver Michelle

Le cronache dell'età del bronzo - Il leone di Thalakrea by Paver Michelle

autore:Paver, Michelle [Paver, Michelle]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788852044212
editore: Mondadori
pubblicato: 2013-10-28T23:00:00+00:00


Pirra si acquattò dietro il pero selvatico e restò in ascolto.

Vento. Grilli. Nessun cane: eppure li aveva sentiti.

Strisciando fino al bordo della cresta, sbirciò in basso verso la piana riarsa e nera che, a fatica, aveva appena attraversato. Né uomini né cani, anche se, in alcuni punti, l’intreccio dei rovi era troppo fitto per poter vedere cosa celasse.

Probabilmente si trattava solo di una battuta di caccia all’inseguimento di capre selvatiche, tuttavia le cominciarono a sudare i palmi delle mani. Kreon affamava i suoi cani per renderli aggressivi, e loro attaccavano qualsiasi cosa incontrassero sul proprio cammino. Avevano sentito il suo odore? O i loro padroni avevano trovato le tracce di Hylas? Dopotutto, se era in grado di scovarle lei, potevano riuscirci anche loro.

Ilarkos aveva creduto a Hekabi quando aveva detto che Pirra doveva andare a raccogliere delle erbe per lei. Le aveva persino dato una borraccia d’acqua e un sacchetto di olive, oltre al suo sigillo su una tavoletta d’argilla, per far sì che le guardie all’Imbuto la lasciassero passare. Pirra aveva mantenuto la promessa fatta alle bisce d’acqua e le aveva liberate: poco dopo, su un piccolo altare lungo la via, aveva trovato le prime tracce di Hylas. Tra le ghirlande appassite e i rozzi tori d’argilla, su una pietra il ragazzo aveva lasciato un’incisione: il disegno di un animaletto con le spine e il naso a punta: un porcospino…

Il suo naso puntava a ovest, perciò Pirra s’incamminò in quella direzione. Più tardi aveva trovato un altro riccio disegnato col fango accanto a una sorgente da cui sgorgava acqua calda; poi ancora un altro, inciso su una roccia rossastra ai piedi della Montagna. Altri tre in mezzo ai cespugli di ginestra l’avevano condotta fin lì, sulla strana cresta di ossidiana nera.

Il sole splendeva implacabile sulla sua testa e il vento caldo le soffiava polvere negli occhi mentre li stringeva per scrutare la piana. Se laggiù c’erano dei cacciatori, non sembravano avanzare nella sua direzione.

Tornata sulla cresta, cercò un altro dei segnali di Hylas. Niente. E ora?

Bevve un sorso di acqua tiepida che sapeva di pelle di capra e mangiò un paio di olive. Camminava dall’alba e ormai era passato mezzogiorno. Si sentiva stanca, riarsa dal sole e aveva male ai piedi. Con un brivido di paura si rese conto che avrebbe potuto rimanere sola per giorni; tra l’altro, nella fortezza le avevano confiscato il pugnale.

Afferrò un frammento di ossidiana e sotto il pero trovò un ramo spezzato. Legò la pietra al bastone con una striscia di stoffa strappata dalla tunica, fabbricandosi una mazza. Quando la fece roteare, produsse un sibilo confortante. Per ringraziare l’albero del ramo, versò un po’ d’acqua alla base del tronco e quello fece frusciare le foglie in segno di ringraziamento.

Accanto a lei un uccello si posò su un masso ed emise un verso acuto e penetrante. Pirra s’immobilizzò. Era un falco. Lo osservò lisciarsi le piume e poi spiccare il volo verso il cielo. Tracciò alcuni cerchi in aria, guardando giù verso di lei, infine si allontanò con un altro strillo raggelante.



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