Le illusioni dell'Occidente by Pankaj Mishra

Le illusioni dell'Occidente by Pankaj Mishra

autore:Pankaj Mishra [Mishra, Pankaj]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2021-01-22T12:00:00+00:00


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CHE COSA CI RENDE GRANDI

Salvare il liberalismo

È dunque arrivata l’ora di chiusura nei giardini dell’Occidente? I lamenti che hanno squarciato l’aria dopo il voto sulla Brexit e la vittoria di Donald Trump provengono dalle stesse lande dell’Anglo-America che videro, dopo il 1989, le più chiassose esaltazioni del liberalismo, della democrazia, del libero mercato e della globalizzazione. Bill Emmott, ex redattore dell’«Economist», scrive che «la paura oggi è di assistere al crollo» dell’«Occidente», «l’idea politica che ha avuto più fortuna nel mondo intero». Per esempio, Edward Luce, editorialista del «Financial Times» residente a Washington, non è sicuro «che lo stile di vita occidentale e i nostri regimi democratici possano sopravvivere». È intervenuto anche Donald Trump, chiedendo all’Occidente «se vuole davvero sopravvivere». Questi occidentalisti apocalittici vorrebbero invertire la rotta, ricomporre il loro mondo andato in frantumi. Poco prima delle elezioni governative, David Goodhart, direttore e fondatore di «Prospect», ha dichiarato al «New York Times» che, secondo lui, Theresa May avrebbe potuto dominare la scena politica britannica per una generazione. Mark Lilla, professore alla Columbia che scrive regolarmente sulla «New York Review of Books», vuole che il Partito democratico, che con Bill Clinton aveva colto «le fantasie degli americani sul nostro comune destino», abbandoni le politiche identitarie e aiuti il liberalismo a tornare a essere una «forza unificante» per il «bene comune». Douglas Murray, direttore associato dello «Spectator», ritiene semplicemente che Trump possa salvare la civiltà occidentale.

Le idee e l’impegno dei nuovi profeti del declino non derivano da alcuna esperienza personale di quel declino, né tantomeno dalle avversità patite da molti elettori di Trump. Si tratta di uomini formatisi intellettualmente sotto il regno di Ronald Reagan e Margaret Thatcher, e che hanno accumulato influenza e prestigio di pari passo con l’espansione del capitale intellettuale e culturale angloamericano. Mark Lilla, che si definisce un «liberal di centro», ha raggiunto la sua attuale posizione partendo dalle file della classe operaia di Detroit, passando per il cristianesimo evangelico e per un iniziale flirt con le idee neocon. Gli autori inglesi appartengono a un’élite tradizionale, e il fatto di godere di comuni privilegi va al di là delle discrepanze ideologiche tra il liberalismo centrista e il nativismo, tra il «Financial Times» e lo «Spectator». Murray e Goodhart si sono formati a Eton, e sia Luce sia Goodhart sono figli di deputati conservatori. Abitando entrambi un ecosistema transatlantico di filantropia aziendale, commissioni d’esperti e conclavi d’alto livello, è naturale che si diano pacche sulla spalla nelle rubriche di recensioni e su Twitter: Murray definisce la scrittura di Goodhart «superba» e quella di Luce «elegante»; Emmott ringrazia Murray per la sua «bella» recensione sul «Times».

Goodhart è un caso particolarmente interessante. Ex giornalista del «Financial Times», nel 1995 fondò «Prospect» insieme a Derek Coombs, ex deputato conservatore e ricco uomo d’affari («Prospect», in seguito, fu parzialmente acquisita da un fondo di investimento, e l’attuale azionista di maggioranza è una società finanziaria della City). Dichiarandosi di «centrosinistra» in un’epoca in cui stare al centro sembrava la cosa giusta da fare, «Prospect» è stata il perfetto paradigma dell’alleanza tra finanza, aziende e New Labour.



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