Le notti difficili by Dino Buzzati

Le notti difficili by Dino Buzzati

autore:Dino Buzzati [Buzzati, Dino]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788852088568
editore: Mondadori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Cenerentola

Licia e Micia, gemelle, sette anni, fecero uno scherzo alla sorellastra Cenerentola, che aveva due anni di più.

«Perché non vieni anche tu alla festa, Rentolina?» diceva Licia.

«Ma sì, perché non vieni anche tu?» diceva Micia.

Licia e Micia erano due creature deliziose, cariche di vitamine e di superiorità. Cenerentola era meschina, più piccola di loro, una gambetta intristita da polio, e perciò zoppicava.

Cenerentola rispose: «Che ridicolo. Io non posso. Io lo so: è una gara di bellezza. Voi due sì, ci credo. Voi due siete belle. Io sono una minorata».

Disse “minorata” in modo curioso, pieno di misteriosa gravità. Si trattava, infatti, in occasione della Mezza Quaresima, di un concorso di bellezza infantile a favore dei terrazzani dell’Afganistan affetti dalla febbre ricorrente.

Disse Licia: «Non dire sciocchezze, Rentolina. Che importa se zoppichi un poco?».

Disse Micia: «Che cosa importa, Rentolina, basta che tu cammini adagio, nessuno si accorge di niente. L’importante è la faccia, no?».

Le due piccole gemelle erano molto sviluppate mentalmente, tenuto conto dell’età, compreso il peccato originale.

«E tu, Rentolina, hai una faccia proprio mica male» disse Licia.

Micia fece eco: «Proprio mica male, sicuro. Sai cosa diceva ieri, la signora Cernuschi?».

Cenerentola: «Cosa diceva?».

«Diceva che tu hai un visetto molto spiritoso, proprio così diceva. Diceva che noi due siamo due belle bambine ma tu hai un visetto più spiritoso.»

La festa era stata indetta per il sabato di Mezza Quaresima nel padiglione della Mostra retrospettiva del Liberty, eretto nel Parco municipale in stile danese principio di secolo, tutto di finto legno.

Cenerentola pensò: “Come mai queste due pestilenze sono oggi così gentili? Che cosa sarà successo?”. Ma disse seria: «Una bambina minorata non va a una gara di bellezza. Voi due siete piccole e non potete ancora capire certe cose».

Intervenne la mamma, signora Elvira Ravizza, sporgendo il labbro inferiore in quel suo modo caratteristico:

«Cosa ti metti in mente, Rentolina? Licia e Micia hanno ragione. Certo che tu devi andare alla festa.»

«E che vestito metto?» chiese Cenerentola guardandola con espressione mista di speranza e di paura.

«Puoi mettere il vestito che ti ho fatto fare per il compleanno. È un capo magnifico. Con quello che è costato!»

Cenerentola pensò: “Forse io le ho giudicate male, forse sono più buone di quello che pensavo. In fondo, forse, mi vogliono bene”.

Si alzò dalla sedia. Passando dinanzi allo specchio gettò un’occhiata. Arrossì. Un viso spiritoso? Sì, sì, era vero. Peccato quel nasetto così lungo. Pomeriggio di marzo. Il sole entrava attraverso le tende di mussola. Anche le automobili, fuori, mandavano un rumore di primavera. Nel cielo passarono alla rinfusa nuvole di forme strane, accartocciandosi. Ma nessuno, nella città, guardava in su, nessuno le vide.

Il padiglione in finto legno della Mostra del Liberty ha una grande sala centrale. Nel mezzo, da una parte all’altra, una passerella soprelevata. Ai lati, la folla di signore e di bambini, seduti e in piedi, l’attesa, l’eccitazione della festa. La giuria siede al termine della pedana: dame altolocate, personalità della cultura, dell’arte, del giornalismo. I fotografi scattano flashes a mitraglia.

Ogni volta che una bambina compare all’inizio della passerella,



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