Leonard Elmore - 2005 - Hot Kid by Leonard Elmore

Leonard Elmore - 2005 - Hot Kid by Leonard Elmore

autore:Leonard Elmore [Leonard Elmore]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
pubblicato: 2010-12-12T23:00:00+00:00


A Bunch c’erano solo una stazione di servizio, una segheria che trattava legname grezzo, una chiesa prefabbricata e un emporio con ufficio postale interno, le buche delle lettere sulla parete dietro uno dei banconi.

Ecco cosa raccontò Carl a Tony nella suite del Mayo Hotel.

-Mandammo il ragazzino a Sallisaw con la posse, tutti e cinque ammassati in macchina. Gli facemmo promettere, a quelli, di non mettere le mani addosso al ragazzino, visto che era solo uno stupidotto. Avevamo i due vice di Sequoyah, e i due della Adair County che lo sceriffo era riuscito a precettare. Lui è quello con cui parlavo io, Wesley Sellers, se vuoi prendere nota del nome. Dovrebbe venire a Okmulgee, un giorno o l’altro, a fare due chiacchiere con mio padre sulla guerra con gli spagnoli, e vedrai che andremo a sparare ai corvi mangiando noci di pecan. Wesley ci portò a casa sua, e mentre si discuteva del comitato d’accoglienza per Peyton la moglie dello sceriffo preparò sandwich con uovo e cipolla e aprì anche una lattina di prosciutto arrosto, se qualcuno voleva metterne un po’ sul pane. Il lato positivo era che non aveva più il mitra, se l’era dimenticato in macchina.

-Ma era comunque armato, – disse Tony.

-Su questo, nessun dubbio. Così si decise che sarei stato io ad attenderlo in casa come ultima soluzione, casomai Peyton riuscisse a superare gli altri all’esterno.

-E dovevi parlare con lei?

-A patto di trovare qualcosa da dire.

-Cos’hai provato, faccia a faccia con quella donna che sapeva che gliel’avreste ammazzato comunque, il suo uomo, tu o gli uomini dello sceriffo?

-Se le ho mostrato comprensione, dici?

-Se eri dispiaciuto per quella vecchia signorina che se la fa¬ceva con un rapinatore.

-Lei non era niente, per me, – disse Carl. – Appena calò il buio me ne tornai da Venicia, come per una semplice visita. Vidi subito che la Essex aveva cambiato posizione, adesso aveva la coda rivolta verso la casa, pronta a imboccare la strada a tutta birra. «Se le chiavi sono nel quadro», pensai, «le porto via subito». Ma ecco la voce di Venicia – era sul portico, quella donna – che mi chiede cos’è che voglio. Era indispensabile farla rientrare in casa, così da consentire agli uomini dello sceriffo di disporsi nelle posizioni concordate senza essere visti.

-Ma lei poteva immaginarselo, che non eri solo, – disse Tony.

-Molto probabile, – disse Carl, – ma non si sa mai. Così le dico che ho bisogno di parlarle. Lei mi chiede se le ho riportato il fucile, che non avevo alcun diritto di prenderlo, il Winchester col mirino. Ce l’avevo ancora in macchina, ma non le ho detto niente. Perché non entriamo, le faccio, e ci mettiamo a sedere. Va bene, dice lei, doveva essersi incuriosita e voleva sapere cos’è che avevo da dirle, mi porta in cucina passando dal soggiorno e accende la luce sopra il tavolo.

-Lo sapeva, che non le avresti chiesto come se la spassava da quelle parti. Scommetto che è crollata, – disse Tony, – e ti ha implorato di risparmiargli la vita, a Peyton, che era soltanto il suo secondo uomo in trenta e passa anni.



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