L'esercito fantasma by Steve Berry

L'esercito fantasma by Steve Berry

autore:Steve Berry
La lingua: ita
Format: azw3, epub, mobi
Tags: ebook
pubblicato: 2011-06-07T22:00:00+00:00


«Dov’è mio figlio?» domandò la donna.

Ni non aveva risposte per lei. Stava sorvegliando un segmento dell’immensa piazza, il suo reparto doveva assicurarsi che il perimetro di Tiananmen restasse sicuro.

Il repulisti era cominciato il giorno prima, ormai la maggior parte dei dimostranti se n’era andata, ma nell’aria aleggiava ancora il tanfo di rifiuti e di morte. Ogni giorno, da aprile, la gente aveva continuato ad arrivare, finché a occupare il lastricato non c’era oltre un milione di persone. La ribellione era partita dagli studenti, ma alla fine il grosso della folla era costituito da lavoratori disoccupati, e tutti criticavano l’inflazione a due cifre e la corruzione pubblica. Lui era lì da una settimana, mandato dal suo comandante a sorvegliare gli agitatori, ma si era ritrovato ad ascoltarli. «Devi andartene», le disse.

«Mio figlio era qui. Devo trovarlo.»

Era una donna di mezza età, venti anni buoni più vecchia di lui. Dai suoi occhi irradiava una tristezza che soltanto una madre può conoscere. Anche la sua avrebbe rischiato tutto per lui. I genitori di Ni avevano sfidato la politica del figlio unico e avevano messo al mondo quattro bambini, un peso enorme per la famiglia. Lui era stato il terzo, un tantino deludente: odiava la scuola, aveva risultati scarsi e si cacciava sempre nei guai. Quando non era riuscito a superare l’esame d’ingresso per la scuola superiore nazionale, il suo futuro era diventato chiaro.

Le forze armate.

Lì aveva trovato una casa e uno scopo: difendere Mao, servire la madrepatria.

Aveva pensato che la sua vita avesse finalmente trovato una definizione.

Fino a quegli ultimi due giorni.

Era stato di guardia mentre buona parte della folla veniva pacificamente dispersa dai reparti ventisettesimo e ventottesimo dell’esercito, fatti arrivare da province periferiche poiché Pechino aveva pensato che in quelli locali potessero esserci dei simpatizzanti. I soldati, quasi tutti disarmati, si erano mossi a piedi e avevano disperso la gente col gas lacrimogeno; la maggior parte dei dimostranti se n’era andata pacificamente.

Il cuore della protesta, un gruppo di circa cinquemila persone, era rimasto.

Avevano aggredito i soldati con pietre e mattoni, facendo barricate con gli autobus bruciati. Erano stati fatti venire i carri armati e i dimostranti avevano attaccato anche quelli; uno aveva preso fuoco e i due occupanti erano morti.

Era stato allora che era cambiato tutto.

La sera prima l’esercito era tornato con fucili, baionette e altri carri armati. La sparatoria era infuriata per diverse ore. Erano morti tanto i soldati quanto i dimostranti. Ni era riamasto lì, ai margini, incaricato di proteggere i confini esterni mentre altri dei reparti ventisettesimo e ventottesimo chiedevano vendetta.

Tutti i precedenti ordini di non sparare erano stati annullati.

Risciò e biciclette sfrecciavano tra la mischia, soccorrendo i feriti, cercando di trasportarli agli ospedali. La gente era stata picchiata, pugnalata e colpita da proiettili. I carri armati schiacciavano sia i corpi, sia i veicoli.

Ni aveva visto morire troppe persone per contarle.

Le madri e i padri avevano cominciato ad arrivare da poche ore, facendosi strada a spintoni per raggiungere la piazza ormai vuota. A tutti era stato consigliato di allontanarsi, di andarsene, e quasi tutti lo avevano fatto.



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