L'estate dell'Orsa Maggiore by Giuseppe Festa

L'estate dell'Orsa Maggiore by Giuseppe Festa

autore:Giuseppe Festa [Festa, Giuseppe]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Garzanti
pubblicato: 2023-03-14T23:00:00+00:00


40.

Il cucciolo di Sebastiana non si è fatto più vedere e ormai è quasi buio. Io e Roberta lasciamo il nostro punto di osservazione fra i pini di La Padura e torniamo a Pescasseroli insieme a Elisabetta e Drina. Sul posto rimangono Tex e Anna, per un turno di notte disposto da Marinelli.

Roberta mi invita a cenare da lei. «Chiara e Tommaso stanno da Ezechia, questa sera. Cucino una mozzarella, se ti accontenti.»

«Cucini cosa?» le chiedo allargando gli occhi.

Lei ridacchia. «Sì, il mio famoso piatto da corsa: apro la busta della mozzarella e la lancio nel piatto.»

Dopo la cena gourmet andiamo in enoteca, dove incontriamo Tiziano col suo amico Paolo, che è un carissimo amico anche di Roberta, tanto che lei ed Ezechia lo hanno scelto come padrino per la figlia Chiara. Ci mettiamo a chiacchierare e, da come parla, capisco che Paolo conosce molto bene le montagne del Parco.

«Se la gioca con le guardie più esperte», mi conferma Tiziano.

«Non esagerare», si schernisce lui. Poi si sporge verso Roberta e abbassa la voce. «Come va con Sebastiana?»

«Il terzo cucciolo è stato segnalato a La Padura», risponde lei in un sussurro. «Ma oggi non siamo riusciti ad avvistarlo.»

Anche Paolo ha un aneddoto da raccontare su Sebastiana. «Partecipavo come volontario al censimento degli orsi, ero su al ramneto del Sasseto con Tex. Stavamo con la schiena appoggiata a due grosse rocce, a tre metri l’uno dall’altro. Da sotto, gli orsi non potevano vederci. Nel ramneto c’era Sebastiana, mi ricordo le marche gialle. Era con un solo cucciolo, già grandicello. Tex era preoccupato perché l’aveva vista pochi giorni prima e ce ne aveva due. Nel tardo pomeriggio, il cielo si oscura, arrivano dei nuvoloni da paura.»

Mentre racconta, le voci dell’enoteca sembrano piegarsi sotto il vento del Sasseto.

«A un tratto, cade una saetta che fa tremare la montagna. Subito dopo, sentiamo un rumore alle nostre spalle, sembra una valanga di pietre. Non faccio in tempo a voltarmi che sfreccia via un orso.»

Io alzo le sopracciglia. «Un orso?»

«Sì, un orso. Passa proprio fra le due rocce dove eravamo appoggiati, ci sfiora senza vederci e corre giù verso il ramneto. Io e Tex ci siamo presi un colpo! Quando è arrivato sotto, è corso da Sebastiana. Era l’altro figlio, capito? Si è spaventato per il fulmine ed è filato dalla mamma!»

Mi sorprendo a provare una punta di invidia nell’ascoltarlo: con ogni probabilità, io non potrò mai vivere un’avventura come questa, così in alta montagna. Già, sempre la mia maledetta fobia dal nome impronunciabile.

Cerco di non pensarci. «E tu, Tiziano? Avvistamenti memorabili?»

Il mio amico alza le spalle. «Io non giro in montagna tanto come Paolo, però c’è un avvistamento di cui vado molto orgoglioso, o meglio, vado orgoglioso del modo in cui ho reagito. Avevo una lezione di nuoto ad Avezzano, stavo facendo riabilitazione dopo una caduta da cavallo. Prendo la macchina e vado. Poco prima di Gioia Vecchio, vedo un orso enorme su un pratone, a nemmeno dieci metri dalla strada. Sapete cosa ho fatto? Non mi sono manco fermato», dice fiero.



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