L'inchiesta di San Lorenzo by Ettore Neri

L'inchiesta di San Lorenzo by Ettore Neri

autore:Ettore Neri [Neri, Ettore]
La lingua: ita
Format: epub
editore: SEM


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Mercoledì 5 dicembre

Una pizza con Scutaro

Nicodemo si chiuse la porta alle spalle con un delicato colpo di tacco, lasciò cadere sul pavimento di marmo a scacchi bianchi e neri del piccolo corridoio d’ingresso la robusta valigia e la borsa da viaggio e si sgranchì le mani affaticate dal peso dei bagagli.

Si tolse il giubbotto, lo appese ad un attaccapanni a muro e si avviò verso il bagno.

L’appartamento, sopra la caserma, dove abitava il maresciallo era molto grande per una persona sola: due ampie camere, una bella sala con una piccola terrazza, uno studio, il bagno con la vasca, una spaziosa cucina.

Ai tempi in cui era stata costruita la caserma, subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale, era previsto, evidentemente, che il maresciallo avesse con sé una famiglia assai numerosa.

La vacanza con Luna gli aveva sicuramente fatto bene.

Uscì dal bagno rivitalizzato, sereno, per nulla affaticato dal viaggio: pronto a riprendere il lavoro con rinnovato entusiasmo. Si avvicinò alla porta che dava sulla terrazza, alzò le tapparelle, scostò la tendina per guardare fuori: si stava già facendo buio. Pensò che rientrando non era passato dalla caserma per fare visita ai commilitoni.

“Devo scendere di sotto a salutare i ragazzi” si disse.

Decise di invitare Scutaro a cena, in una delle trattorie del paese, così avrebbero potuto parlare con calma di quello che era successo nelle due settimane di sua assenza.

Si soffermò nel salotto a girare la pagina mensile del calendario dei carabinieri che aveva lasciato al mese di novembre.

«Siamo già al cinque,» disse parlando a se stesso a bassa voce «mercoledì cinque dicembre...» Tornò in camera, a vestirsi: boxer, maglietta, pantaloni di velluto, cachemire, cintura, orologio, chiavi nella tasca destra, telefono portatile nella sinistra, portafogli nella tasca interna del giaccone, scarponcini.

Stava per aprire il portone di casa, ma decise di prendersi ancora una breve pausa.

Sorrise e sospirò, ripensando alle calde serate sul Mar Rosso. Pensò al respiro calmo, delicato di Luna che dormiva nel letto dell’albergo al suo fianco. Si rammaricò di non poterla avere per sé, quella notte.

L’aveva lasciata, un paio di ore prima, davanti all’ingresso della sua abitazione fiorentina e già gli mancava. Un bacio leggero come un soffio, un sorriso, un ciao, ti voglio bene. Poi di nuovo in auto per riprendere l’autostrada e tornare al lavoro, alla caserma di Seravezza.

Con passi lenti e meditati arrivò in salotto.

Luna non aveva ancora un lavoro fisso, faceva la commessa, la segretaria, la barista, la collaboratrice familiare, guardava i bambini, dava ripetizioni... perché, come diceva sempre suo padre «è una ragazza che ha sempre studiato volentieri, se solo non avesse lasciato l’università...»

Luna, volendo, avrebbe anche potuto seguirlo, per qualche tempo, ma...

Nicodemo scosse la testa, alzò le spalle, guardò i muri silenziosi.

Ma lei, oltre ai suoi problemi familiari, ricordava sempre che non voleva vivere in caserma e poi, diceva, come avrebbe potuto che neanche erano sposati e, soprattutto, non voleva vivere in un paesino di provincia e, allora... e allora per incontrarsi avrebbero dovuto in futuro sfruttare le ferie, le festività, i fine settimana,



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