Lo scrigno dei segreti: L'odissea dei Pink Floyd (Italian Edition) by Nicholas Schaffner

Lo scrigno dei segreti: L'odissea dei Pink Floyd (Italian Edition) by Nicholas Schaffner

autore:Nicholas Schaffner [Schaffner, Nicholas]
La lingua: ita
Format: epub, azw3
Tags: Musica
ISBN: 9788862317566
editore: Arcana
pubblicato: 2014-08-06T22:00:00+00:00


14. RETURN OF THE SON OF NOTHING

“Gran parte di quel che suoniamo mi annoia… Non c’è molto di nuovo, non è vero?” – Roger Waters, 19701

CON TUTTA LA LORO MULTIMEDIALITÀ, e la loro popolarità crescente, il motore creativo dei Pink Floyd girava a vuoto. Tutta la loro arte, ormai, si riversava nel perfezionamento di quegli spettacoli che condussero il gruppo ad ascendere al secondo posto nel referendum 1971 tra i lettori del «Melody Maker» (dietro a Emerson, Lake and Palmer, ma davanti a Led Zeppelin, Rolling Stones e Who). In America, dove ormai i Floyd dirigevano gran parte della propria potenza di fuoco (e imbarazzavano i promotori insistendo di voler tenere il palco per tutta la serata, senza gruppi di spalla), ogni album saliva un poco più in alto del suo predecessore. Per la prima volta nella storia del gruppo, i Floyd stavano davvero facendo profitti; solo per trovarsi, confessò Nick Mason “in acuto pericolo di morir di noia”.

I Pink Floyd dovettero ringraziare il Federal Bureau of Investigation per aver salvato la prima delle due tournée-maratona negli USA del 1970. Dopo il furto a New Orleans di 40mila dollari di apparecchiature e strumenti, tra cui quattro chitarre, la batteria di Mason, l’organo eletrico di Wright e l’amplificatore da 4mila watt, Waters raccontò al «Melody Maker». “Ce ne stavamo mogi mogi in albergo a pensare: ‘bene, è fatta, è tutto finito’. Riversavamo i nostri dispiaceri su una ragazza che lavorava in albergo, e che ci disse che suo padre era dell’FBI. La polizia non aveva fatto granché, ma quando l’FBI si mise al lavoro, fu un’altra cosa: quattro ore dopo avevano ritrovato tutto”.

“Ce ne staremo tutti a casa piuttosto che andare in giro per l’America”, si lamentava Mason. “Siamo tutti troppo addomesticati e troppo vecchi per tutto questo!”. In effetti, sia lui sia Rick Wright erano da poco diventati padri; e ora che i Floyd finalmente facevano soldi, iniziarono a comprarsi case in diverse zone di Londra. David Gilmour, l’ultimo scapolo residuo nella banda, abbandonò senz’altro la città per l’Essex, dove divise una riposta magione del diciottesimo secolo con un esercito di gatti e cavalli, e una montagna di pezzi d’antiquariato e strumenti musicali.

Waters, in contrasto, si creò la sua Shangri-La in una zona intenzionalmente proletaria di Londra, il quartiere nordest di Islington. I giornalisti in visita invariabilmente si mostravano attoniti all’idea che una rockstar avesse scelto di vivere in un settore così desolato della città, anche se poi l’interno testimoniava del buon gusto senza ostentazione del proprietario, con mobili norvegesi e nudi parquet ben lucidi, su cui regnavano sovrani i gatti bornesi di Waters (oltre alle radici di Cambridge, un’altra cosa in comune tra Barrett, Gilmour e Waters era l’amore per i gatti). Un capanno convertito nel cortile serviva sia come sala di registrazione casalinga per Roger, sia come luogo di lavoro per sua moglie Judy Trim, che voleva affermarsi come vasaia di talento.

Era anche l’unica persona, notoriamente, che potesse dare ordini a Roger. “Da una parte”, osserva Peter Jenner, “Roger era estremamente forte e duro, e così tenne insieme il gruppo dopo Syd.



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