Lo Stato in Dante by Hans Kelsen

Lo Stato in Dante by Hans Kelsen

autore:Hans Kelsen [Kelsen, Hans]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Mimesis Edizioni
pubblicato: 2021-03-30T12:30:58+00:00


7.

Principe e popolo

Posizione del Principe nello Stato – L’imperatore funzionario – La posizione di Dante in rapporto alla dottrina della sovranità popolare – Stato e diritto

Nella espressa predilezione che si dimostra nel Medioevo per la forma di Stato monarchica è stata naturalmente esaminata – il che era anche un problema – quale posizione spettasse al monarca nello Stato, e ciò con maggiore accuratezza e con approfondita minuziosità. Seguendo le generali tendenze monarchiche si doveva necessariamente giungere ad attribuire al monarca, nella cui persona culminava tutta la realtà statuale, una posizione del tutto eccezionale, sovrastante tutti gli altri uomini.201 Quindi erano del tutto straordinarie anche le pretese che in forza della sua preminente posizione si avanzavano riguardo alle sue qualità. Le numerose raccolte di leggi per principi e sovrani, che sin da Tommaso d’Aquino vennero spesso compilate sotto il titolo De regime principum e che ancora nel Principe di Machiavelli ebbero il classico rappresentante, ne costituiscono una chiara testimonianza. Anzi venne sostenuto che nel Medioevo tutta la dottrina dello Stato veniva insegnata nella forma di educazione del principe.202 Anche Dante ha assegnato al suo «Monarca» una posizione così elevata al vertice supremo dell’umanità ed ha avanzato riguardo alle sue virtù sovrane così eminenti pretese che leggendo la sua Monarchia, si può fortemente dubitare che potesse veramente esistere un uomo capace di ricoprire il posto del dantesco monarca mondiale. Ma anche se Dante – e con lui tutto il Medioevo – si adoperava tanto nel dare al sovrano una posizione personale eminente ed autorevole, tuttavia egli ha espresso nella maniera più risoluta una concezione, che toglie a questa posizione ogni possibilità di un carattere dispotico203 e corrisponde così alla concezione germanica, che considera la posizione del sovrano come ufficio, che comporta non soltanto diritti ma anche doveri.204 In numerosi passi Dante si esprime in tal senso. Nella sua Monarchia, egli parla spesso di un «officium monarchiae»,205 di un «officium deputatum imperatori»,206 ecc. Anche nel IV libro del Convivio ci presenta la medesima concezione, allorché egli definisce l’imperatore come «sommo ufficiale» e parla di un ufficio, che è conferito all’imperatore.207 E nel IX capitolo del medesimo libro egli dice: «Perciò sta scritto all’inizio dell’antico Digesto: “il giudizio scritto è arte di bene e di equitade”. Per redigerla, per indicarla e per ordinarla è posto questo ufficiale, di cui parliamo, cioè l’imperatore».

Nel 12° capitolo del I libro della sua Monarchia è espresso nel modo più efficace però e più chiaro questo concetto, e cioè che il sovrano esercita un ufficio per il servizio e per l’interesse di tutta la collettività. In connessione col passo citato sopra sulle false e rette forme di Stato Dante dice:

Non enim cives propter Consules nec gens propter regem, sed e converso consules propter cives et Rex propter gentem; quia quemadmodum non politia ad leges, quinimo leges ad politiam ponuntur, sic secundum leges viventes non ad legislatorem ordinantur sed magis ille ad hos, ut etiam Philosopho placet in iis, quae de praesenti materia nobis ab eo relieta sunt.208 Hinc etiam



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