L'ultimo traghetto by Domingo Villar

L'ultimo traghetto by Domingo Villar

autore:Domingo Villar [Villar, Domingo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Ponte alle Grazie
pubblicato: 2020-03-28T23:00:00+00:00


Ausiliare. 1. Chi è di aiuto. 2. Chi coadiuva qualcuno nei suoi compiti. 3. Funzionario di categoria subalterna. 4. Professore che sostituisce il titolare. 5. Verbo che serve a formare i tempi composti e il passivo.

Dopo aver vuotato una bottiglia di vino e mezzo barattolo di foie gras in piedi in cucina, aprirono un’altra bottiglia, riscaldarono dei piselli che la domestica del padre di Caldas aveva preparato il giorno prima e si misero a tavola.

«Che novità ci sono a Vigo?»

«Nessuna» rispose lì per lì Caldas, ma poi si ricordò dei pannelli di metacrilato con le foto degli edifici più rappresentativi demoliti, a testimonianza di come la città di Vigo sarebbe potuta essere.

«Sono nelle strade?»

«C’è una grande foto sul marciapiede, davanti a ciascun edificio» spiegò Leo Caldas allargando le braccia. «Sembra impossibile che abbiano buttato giù quei palazzi senza scatenare manifestazioni di protesta. Gli architetti che all’epoca fecero i progetti nuovi e i sindaci che li approvarono ora devono sentirsi in imbarazzo ogni volta che li vedono».

«Ci credo» osservò il padre. «Pare che alcuni di quegli architetti famosi abbiano rinunciato a mostre retrospettive sul loro lavoro, e dicono che sia stato proprio per questo, per non doverli rivedere».

«Non mi stupisce».

«Del resto non si può giudicare il passato con gli occhi del presente» ribatté il padre. «Allora sembrava che il progresso passasse per di lì e non è che la gente non si sia mobilitata, come dici tu, è che proprio nessuno si è fatto sentire. Lo stesso vale per i paesini. Quante vecchie case di sasso sono state demolite e sostituite con altre nuove di mattoni, che sono dei veri e propri obbrobri? Ma quelle di mattoni avevano le stanze meglio isolate e a chi era nato in quelle di sasso importava poco che fossero belle o brutte: progredire significava buttarsi alle spalle il freddo dell’infanzia».

«Però è un peccato».

«In ogni caso, è bello volgere lo sguardo indietro per imparare dalle cose che sono state fatte bene o male, ma non si può vivere sognando un mondo di cartoline antiche. Anche solo per sanità mentale, io preferisco pensare alle vigne che sto per innestare che a quelle che mi sono morte» disse e, dopo aver alzato il bicchiere, fissò il vino che vi era contenuto. «A proposito, ti ho detto che pianterò dell’uva nera?»

«A che scopo?»

«Come a che scopo? A volte mi chiedo come hai fatto a diventare ispettore».

Caldas gli ricordò che da bambino lo aveva sentito sostenere che quella terra era adatta alla coltivazione dell’albariño e altre varietà di bianco.

«Sì, lo so cosa dicevo allora, ma non è colpa mia se il clima è cambiato ancora più di me. Ci sono sempre più ore di sole e meno pioggia, come vogliono i grandi rossi. E non è cosa di un anno o due, Leo: si tratta di una tendenza».

«E che uve pianterai?»

«Non ho ancora deciso. Voglio piantare merenzao e cabernet sauvignon, ma è possibile che metta qualcos’altro» gli spiegò suo padre. «Bruno, il mio amico svizzero, insiste per il nebbiolo. Ho richiesto una analisi del terreno perché non voglio sbagliare».



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