Maigret e il cliente del sabato by Georges Simenon

Maigret e il cliente del sabato by Georges Simenon

autore:Georges Simenon [Simenon, Georges]
La lingua: ita
Format: azw3, epub, mobi
Tags: poliziesco
editore: Adelphi - gli Adelphi (Le inchieste di Maigret)
pubblicato: 2007-10-31T23:00:00+00:00


V

La moglie di Planchon non lo aveva invitato a togliersi il cappotto e cosi Maigret era rimasto un’ora in una casa molto riscaldata. Ora, nella pioggia fine quasi composta di invisibili cristalli di ghiaccio, lo afferrò il freddo. Dalla passeggiata che aveva fatto la domenica nello stesso quartiere, gii era rimasta l’impressione di covare un raffreddore, e questo lo spinse, invece di percorrere la rue Lepic per trovare un taxi in Place Bianche, a girare a sinistra verso la Place des Abbesses.

Era di là che il verniciatore gli aveva telefonato il lunedì sera, e quello era stato il loro ultimo contatto.

Assai più che la Place du Tertre, diventata una trappola per i turisti, la Place des Abbesses, con la sua stazione metropolitana, il suo teatro dell’Atelier che aveva tutta l’aria di un giocattolo, creato da un capriccioso artista, i suoi bristò, le sue botteghe, era per il commissario l’autentica Montmartre popolare e ricordava benissimo che, quando l’aveva scoperta, poco dopo il suo arrivo a Parigi, in un mattino freddo ma soleggiato di primavera, si era visto come trasportato in un quadro di Utrillo.

Quel posto formicolava di piccola gente, che andava e veniva come gli abitanti di un grosso villaggio nel giorno del mercato, e si sarebbe detto che, proprio come in un borgo, vi fosse tra loro un’aria familiare. Sapeva per esperienza che alcuni dei vecchi non avevano per così dire mai messo piede fuori del circondario e vi erano anche negozi che passavano di padre in figlio da molte generazioni.

Spiò attraverso il vetro molti bistrò prima di scorgere sul banco di un tabaccaio una piccola cassa registratrice che sembrava nuova. Entrò là, ricordandosi dei rumori intensi durante la sua conversazione con Planchon. E vi trovò un bel caldo, un odore familiare di vino e di cucina. Le tavole, sette otto al massimo, erano coperte di tovaglie di carta e una piccola lavagna annunciava che c’era da mangiare del cotechino e del purè di patate. Due muratori stavano mangiando in fondo al locale. La padrona, vestita di nero, era seduta alla cassa davanti a uno scaffale pieno di sigarette, sigari e di biglietti della Lotteria Nazionale. Un cameriere con le maniche della camicia rimboccate fino al gomito e il grembiule blu serviva al banco vino e aperitivi.

C’era una dozzina di persone che stava bevendo e tutti gli sguardi si volsero verso di lui. Vi fu un lungo silenzio prima che le conversazioni riprendessero normalmente.

«Un grog!» ordinò.

Non era stata proprio la signora Maigret a dirgli che la sua voce non aveva il solito tono? Probabilmente stava per prendere un raffreddore.

«Limone?»

«Si, grazie…»

A sinistra, accanto alla cucina, vide una cabina telefonica con la porta a vetri.

«Dite un po’… Non ha visto per caso un cliente col labbro leporino?…» Sapeva che i suoi vicini ascoltavano, compresi quelli che gli giravano la schiena. Era quasi certo che avevano indovinato che apparteneva alla polizia.

«Un labbro leporino…» ripetè l’uomo in maniche di camicia che aveva posto il grog nel banco, e che adesso travasava il vino da una bottiglia all’altra.



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