mar morto by jorge amado

mar morto by jorge amado

autore:jorge amado [amado, jorge]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


URGENTE

A dir il vero questa lettera finì quasi per procurare una lite, una lite di grosse proporzioni. Chi incominciò a scriverla fu il "dottor" Filadélfio. Quasi nessuno lo chiamava Filadélfio, tutti lo conoscevano come "il dottore". Lui scriveva storie in versi, ABC del porto, canzoni. Viveva sempre ubriaco, vantava il suo sapere (aveva studiato per un anno in un collegio di preti), guadagnava cinque tostoes da questo o da quello scrivendo lettere alle famiglie, alle innamorate, spose e amanti di passaggio. Faceva discorsi ai battesimi, ai matrimoni, alle inaugurazioni di tutte le botteghe del mercato e al battesimo di tutti i saveiros. Era ammirato sulla riva del porto. Tutti gli procuravano di che mangiare e bere. Una penna dietro l'orecchio, un calamaio nella borsa, un ombrello giallo, un pacco di carta, un libro di Alan Kardec sotto il braccio. Leggeva sempre quel libro e non ne era mai arrivato alla fine, non era andato più in là di pagina 30 e si diceva spiritista. Non era però mai stato a una seduta perché aveva una paura terribile delle anime dell'altro mondo.

Tutte le sere si sedeva di fronte al mercato e lì, sopra una cassa, faceva da intermediario agli amori del porto, rendeva drammatiche le malattie e la mancanza di denaro per le famiglie dei barcaioli, scriveva anche lettere a Iemanja, conosceva la vita di tutti. Quando arrivava Rufino, rideva col suo riso sottile, scuotendo le spalle, e chiedeva: «Chi è la nuova?» Rufino diceva il nome, lui scriveva sempre la stessa lettera. E quando incontrava una persona che conosceva l'avvertiva: «Elisa è libera. Rufino l'ha mollata.» E scriveva una lettera per un altro. Così si guadagnava la vita, il denaro per bere. Una volta per dieci tostoes, aveva fatto per Jacques un capolavoro di cui era molto orgoglioso. Un acrostico che ora Judith portava sul petto: "Amoti pazzamente Dato ti ho tutto il mio cuore Di te con tutta l'alma ho stima o t'amo e stimo, unica O tuo sino alla morte sono." Mise il titolo Addio, guardò verso Jacques con occhi commossi: «Ero nato per far politica, io. Questa del porto non è carriera per me. In politica neanche Rui ce l'avrebbe fatta con me...» Lesse l'acrostico a voce alta, lo copiò con la sua bella calligrafia, ricevette i dieci tostoes e disse: «Se con questo lei non si squaglia come un gelato, ti restituisco i dieci tostoes...»

«Tu che cosa?»

«Restituisco... Te li do indietro... Sicuro...» Quando arrivava l'epoca delle feste di Cachoeira e Sao Félix lui si installava in un saveiro di qualche mastro suo amico e andava a scrivere lettere, acrostici, versi, durante le feste e le fiere di queste città dove già da molto tempo la sua fama era arrivata. Era il confidente obbligato di tutti. Molte volte rispondeva lui stesso alle lettere che aveva scritto. Con la sua opera erano nati molti bambini nel porto, molte ragazze si erano sposate. Era sempre lui che scriveva alle famiglie lontane la notizia della morte dei marinai che non ritornavano ai loro porti.



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