Mente e natura by Gregory Bateson

Mente e natura by Gregory Bateson

autore:Gregory Bateson [Bateson, Gregory]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-04-17T12:21:21+00:00


5.

VERSIONI MOLTEPLICI DELLA RELAZIONE.

“If they be two, they two are so

As stiffe twin compasses are two;

Thy soule, the fixt foot, makes no show

To move, but doth if th’ other doe.

And though it in the center sit,

Yet when the other far doth rome,

It leanes, and hearkens after it,

And growes erect, as that comes home.

Such wilt thou be to mee, who must

Like th’ other foot, obliquely runne.

Thy firmnes makes my circle just,

And mahes me end where I begunne”.

[Se sono due, son due come lo sono / le ritte aste gemelle del compasso; / l’anima tua, il piede fisso, non dà segno / di muoversi, ma lo fa se lo fa l’altra. // E sebbene nel centro essa sia ferma, / pure quando l’altra lontana peregrina / si inclina e verso lei tutta si tende / e torna eretta come quella fa ritorno. // Tale sarai per me, che devo, / come l’altro piede, obliquamente correre. / La tua fermezza rende giusto il mio cerchio / e mi fa terminare al mio principio].

JOHN DONNE, “A Valediction: Forbidding Mourning”.

Nel capitolo 3 ho considerato la collaborazione dei due occhi per fornire una visione binoculare. Dalla visione combinata dei due organi si ottiene un genere di informazione che si potrebbe ottenere da un solo occhio soltanto impiegando speciali conoscenze collaterali (ad esempio, sulla sovrapposizione degli oggetti nel campo visivo); si ottiene, appunto, la percezione della profondità. Questa informazione riguarda una dimensione diversa (come direbbe il fisico), o un’informazione di tipo logico diverso (come direi io).

In questo capitolo, oltre a parlare di descrizione doppia, voglio esaminare la questione dei confini. Che cosa limita le unità, che cosa limita le ‘cose’ e, soprattutto, che cosa - se c’è - “limita il sè”?

Esiste una linea o una specie di sacca così che si possa dire che ‘dentro’ la linea o l’interfaccia ci sono ‘io’ e ‘fuori’ c’è l’ambiente o qualche altra persona? Con quale diritto facciamo queste distinzioni?

E’ chiaro (per quanto di solito lo si ignori) che qualunque sia la risposta a questa domanda, essa “non” è, alla fin fine, formulata in un linguaggio spazio-temporale.

‘Dentro’ e ‘fuori’ non sono metafore appropriate dell’inclusione e dell’esclusione, quando si parla del sè.

La mente non contiene cose o maiali o persone o rospi ostetrici o altro, ma solo idee (cioè notizie di differenze), informazioni su ‘cose’ tra virgolette, sempre tra virgolette. Analogamente, la mente non contiene n‚ tempo n‚ spazio, ma solo idee di ‘tempo’ e di ‘spazio’. Ne segue che i confini dell’individuo, ammesso che siano reali, non saranno confini spaziali, ma piuttosto saranno simili ai circoli che rappresentano gli “insiemi” nei diagrammi della teoria degli insiemi o ai fumetti che escono dalla bocca dei personaggi dei “comics”.

Mia figlia ha compiuto dieci anni la settimana scorsa. Il decimo compleanno è importante, perchè‚ rappresenta l’ingresso nei numeri con due cifre. Un po’ sul serio e un po’ per gioco, essa ha commentato che non “si sentiva affatto diversa”.

Il confine tra il nono e il decimo anno non era “reale”, nel senso di essere o di rappresentare un cambiamento di sensazioni.



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