Michael Kholhaas by Kleist Heinrich von

Michael Kholhaas by Kleist Heinrich von

autore:Kleist, Heinrich von [Kleist, Heinrich von]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Non appena il nobile Wenzel, alla presenza del ciambellano suo cugino, venne a sapere da alcune voci che era arrivato in città un uomo con due cavalli neri scampati all’incendio di Tronkenburg, corse assieme a lui e ad alcuni servi radunati in fretta nella casa sulla piazza principale, dove si trovava quell’uomo, per pagare quanto dovuto e riprenderseli, ammesso che fossero davvero quelli di Kohlhaas. Ma fu enorme l’imbarazzo dei due nobili quando videro intorno al carro al quale erano legate le bestie un mucchio di persone attirate dallo spettacolo, il cui numero aumentava rapidamente e che si gridavano dietro, ridendo, che i cavalli che avevano fatto tremare lo Stato erano finiti ormai nelle mani dello scorticatore! Il barone, che aveva fatto il giro del carro e aveva osservato quelle povere bestie che sembrava dovessero morire da un momento all’altro, disse, imbarazzato, che non erano i cavalli che aveva preso a Kohlhaas. Il nobile Kunz, il ciambellano, gli lanciò un’occhiata colma di muto furore. Se fosse stata di ferro, l’avrebbe schiacciato. Gettandosi indietro il mantello e scoprendo il collare e le insegne del suo grado, andò accanto allo scorticatore e gli chiese se quelli erano i morelli che il pastore di Wilsdruf si era tenuto e che il barone Wenzel von Tronka, a cui appartenevano, aveva fatto cercare tramite il tribunale.

Lo scorticatore, che, con un secchio d’acqua in mano, era occupato a dar da bere allo stallone grosso e ben pasciuto che tirava il carro, disse: «Quelli neri?». Dopo aver posato il secchio a terra, tolse il morso dalla bocca del cavallo e disse che i morelli legati al montante glieli aveva venduti il porcaio di Hainichen. Non sapeva da dove li avesse avuti o se venissero dal pecoraio di Wilsdruf. Riprendendo il secchio, lo appoggiò contro la stanga e, tenendolo fermo col ginocchio, disse che il messaggero del tribunale di Wilsdruf aveva ordinato di portarli a Dresda dai Tronka ma che il barone al quale doveva rivolgersi si chiamava Kunz. E a queste parole gli girò le spalle e rovesciò sul selciato l’acqua che il suo cavallo aveva lasciato nel secchio.

Il ciambellano, sul quale erano beffardamente puntati tutti gli occhi della folla, ma che non riusciva a farsi guardare da quell’uomo, dedito alle sue faccende con una diligenza impassibile, disse di essere lui Kunz von Tronka. I morelli che doveva ritirare erano, però, di suo cugino. Un servo fuggito dall’incendio di Tronkenburg li aveva lasciati dal pecoraio di Wilsdruf, ma in precedenza erano due cavalli di proprietà del mercante Kohlhaas! Egli domandò all’uomo, che stava a gambe larghe e si tirava su i calzoni, se ne sapesse qualcosa e se il porcaio di Hainichen non se li fosse magari procurati dal pecoraio di Wilsdruf, oppure da un terzo, che a sua volta li aveva acquistati da lui. Tutto dipendeva da questo.

Lo scorticatore, che intanto si era messo contro il carro e vi aveva orinato, rispose che gli era stato ordinato di venire a Dresda con i morelli e di andare dai Tronka a prendere il denaro che gli dovevano in cambio.



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