Milano sconosciuta by Paolo Valera

Milano sconosciuta by Paolo Valera

autore:Paolo Valera [Valera, Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Ali Ribelli Edizioni
pubblicato: 2020-02-05T15:31:52+00:00


Il bubbone slabbrato del Bottonuto

Bisogna turarsi il naso. È un’ambiente di case malfamate. Vi si vende tutto. È una fogna, una pozzanghera. In certi momenti il vicolo delle Quaglie è un pisciatoio fino in fondo. Vi si sguazza come intorno a un orinatoio. Se ne odora la peste.

Sovente c’è una ressa di soldati che lascia supporre che ci siano nascoste moltitudini di vergini. Il chiasso che discende dalla casa a destra dà l’idea che gli uomini e le donne siano calcati in amplessi. Facce rosse, facce gramolate, facce bitorzolute, facce andate alla vergogna. I gradini non sono molti. Si sale e si discende con la sigarette. Le finestre sono sporche, marrone, diffuse sui muri più sporchi di loro.

Di sopra le stanze, non adescano. Contengono la mobilia andata in malora o divani che non sono ancora sprofondati nella stoffa sbiadita e si vedono sulle pareti quadri di due o tre lire ciascuno e oleografie che lasciano credere a certa distanza che siano dei capolavori. La ruffiana non lascia irrompere. Essa si contenta di pochi per volta. Nessuna si guarda in faccia passando. Alcuni scompaiono senza andare nel salotto. Il salotto sovente è di gente che flanella. È mossa dalle guardie regie, se vi giungono.

— In alto le mani! — gridava il commissario dei costumi, per farli frugare, cercare in fondo alle tasche, interrogare se avessero avuto delle armi indosso. Gli occhi polizieschi gufavano anche loro. Portavano alla superficie coloro che avevano in tasca la morte civile o sulle guance i particolari degli abitués che vanno di tanto in tanto a S. Fedele o al cellulare.

Le stanzacce non hanno eleganza. Un letto, un catino con salvietta, una scranna, un attaccapanni, un baule, un tappeto al piede del letto. Non c’è sempre. Il resto è della donna. Forcelle, qualche nastro, pettini, cartoline illustrate, saponette, cipria, profumi di infima qualità, sigarette.

Una volta nella stanza mi si è riassunta la loro carne. Tutto è finito. Le donne di questi ambienti hanno percorso la loro carriere. Voglio dire che non c’è più duttilità di corpo in loro. Le loro carni sembrano semi-appassite. La loro età non conta. La donna dei lupanari arriva presto. Tutte discendono precipitosamente. Non pensano più al lusso. Il loro lusso è una spruzzata di colori volgari sparsi a ramage su una stoffa direi quasi paesana. La moda è una vestaglia alla Geisha o alla giapponese o in una veste dei nostri giorni che arriva loro alle ginocchia. Quelle in vestaglia si tengono infagottate gran parte di esse su dal ventre. Vita uggiosa. Non bisogna avere fantasia per continuarla. È una vita che non si sa in che cosa consista. È migliore quella delle vergini vendute ai grandi signori. Esse se non altro diffondono sciami di luce dalla loro vita di carne infiammate. Sostate una mattinata con loro. Si alzano tardi e svogliate. Sono ancora nei trambusti notturni. Si sentono ancora il cervello opaco? Se lo sbrigano con una sigaretta. Bevono un caffè come sia sia. Non hanno pensieri per il di fuori. La loro lettura fa ridere.



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