Mozart deve morire by Francesco Morini & Max Morini

Mozart deve morire by Francesco Morini & Max Morini

autore:Francesco Morini & Max Morini [Morini, Francesco & Morini, Max]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2021-05-12T16:00:00+00:00


15. Gentile direttore wassermann…

Alla redazione del «Die Wiener Stimme»

Gentile direttore Wassermann,

il mio nome è Clemence Grauhaus e vi invio questa mia con la speranza di farvi cosa gradita.

Sto seguendo con grande interesse l’inchiesta di Cherubino Hofner sulla morte di Wolfgang Amadeus Mozart e credo che queste mie memorie vi possano aiutare a fare luce sulla sua vera personalità e sulle cause della sua prematura scomparsa.

Io ho avuto la fortuna e, devo dire, anche la sfortuna di conoscerlo, come capirete leggendo la lettera.

Posso assicurarvi che quello che racconto è tutto vero: sono un commerciante di tessuti, ho conosciuto Mozart perché era cliente della mia bottega, o meglio, di quella di mio padre.

Comincio subito col dire che era un tipo bizzarro: e adesso non parlo di lui, ma di sua moglie Constanze.

Veniva sempre a fine mese nella nostra bottega, vestita con abiti dai colori sgargianti, accompagnata dalla sua cameriera.

Allora avevo otto anni e mi sembravano entrambe due fatine appena uscite da uno di quei libri di favole che mia madre mi leggeva la sera per farmi addormentare.

Lei, Constanze, parlava con un tono squillante (a me sembrava irreale, fiabesco anche quello) e rivolgendosi ogni tanto all’altra fatina, esplodeva in una risata altissima, che faceva arrossire mio padre.

Constanze faceva scorrere le sue dita affusolate, piccole e bianche, sui tessuti in bella mostra sopra al bancone della bottega e sorrideva, gli occhi neri sempre in movimento, talvolta fissi su di me, dolci e materni.

Occhi che poi, all’improvviso, diventavano quasi impertinenti: allora, tutte le volte, si ripeteva la solita storia e mio padre mi invitava ad andare a giocare in strada per qualche minuto. Da lì potevo sentirlo alzare la voce (ma non troppo, il pover’uomo non perdeva mai completamente le staffe) e la fatina replicare con quella sua strana risata. Poi crescendo, piano piano capii: i Mozart non pagavano mai entro le scadenze previste, Wolfgang era pieno di debiti, ma nonostante tutto continuava a vivere come un principe, comprando da mio padre stoffe pregiate che poi diventavano abiti nelle mani del suo sarto di fiducia, per sé e per la moglie.

Mio padre minacciava di non fargli più credito, ma poi lasciava correre.

Mozart gli piaceva e lo ammirava. Aveva un debole per lui.

Andò avanti così per anni, finché mio padre, che ormai aveva capito che avrebbe ottenuto ben poco dal musicista, propose al Maestro di darmi lezioni di pianoforte per pareggiare i suoi debiti.

Mozart accettò; d’altronde non aveva scelta.

Ormai avevo dodici anni. In verità io non volevo dedicarmi alla musica, ma mia madre insistette, diceva sempre che ero un bambino sensibile e dotato e che non dovevo perdere l’occasione di avvicinarmi a quel mondo; mio padre invece era contrario, voleva che mentre mi dedicavo alla mia istruzione mi impegnassi subito nell’attività di famiglia.

Ma c’era quel debito, o meglio quei crediti da riscuotere.

Alla fine il mio vecchio capitolò davanti alle pressioni di mia madre.

Così, per prendere quelle lezioni, entrai a casa Mozart: per me era come entrare in un mondo incantato. In una favola, come quando sentivo la voce di Constanze.



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