Nathan e l'invenzione di Roma by Fabio Martini;

Nathan e l'invenzione di Roma by Fabio Martini;

autore:Fabio Martini;
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788829712755
editore: edigita
pubblicato: 2021-05-28T14:24:01+00:00


L’invidia delle altre «capitali»

Il Governo potrebbe risiedere e funzionare a Firenze, e Roma essere la città scelta per la incoronazione dei re d’Italia e per certe altre grandi solennità. Quindi la capitale onoraria.

STEFANO JACINI

LA RIVALITÀ DELLE ALTRE E ROMA CORROTTA

Nella sua casa di Cavour, il paesino collinare a due passi dalle sorgenti del Po, Giovanni Giolitti negli ultimi anni della sua vita aveva collocato in camera da letto un dono, che aveva ricevuto nel 1908 da Ernesto Nathan: una copia in argento della lupa capitolina. Un omaggio che rappresentava un segno di riconoscenza di tutto il Consiglio comunale di Roma per ciò che Giolitti aveva fatto per la capitale. Con sindaci di diverso orientamento. Quella lupa d’argento, rimasta esposta nei decenni successivi in un luogo intimo per Giolitti, era stata donata dal sindaco di Roma a coronamento di un’importante sequenza di provvedimenti a favore della capitale del Regno. Un dono che illustra uno dei momenti alti nel rapporto tra Nathan e Giolitti, che peraltro fu problematico e attraversò fasi diverse.

Ma la lupa d’argento è anche e soprattutto un simbolo di riconoscenza di Roma verso un presidente del Consiglio che nei confronti della capitale aveva assunto un atteggiamento collaborativo e di stimolo, diverso da quello di precedenti governi, non sempre generosi e lungimiranti. Negli anni di Nathan si produce dunque un piccolo miracolo: lo Stato si presenta con un volto amico. Una stagione d’oro negli originalissimi e ondivaghi rapporti tra Stato e capitale, segnati da un insolito destino: due presidenti del Consiglio, Francesco Crispi e Giovanni Giolitti, si spendono – sia pure con stili diversi – a favore di Roma, ma proprio negli anni in cui affiorano per la prima volta due fenomeni destinati a crescere nel tempo: l’antipolitica, sotto le spoglie dell’antiparlamentarismo, e un indistinto sentimento antiromano.

Non appena l’Italia si era ricongiunta a Roma nel 1870, le municipalità più ricche di storia avevano più o meno mal celato l’insofferenza per il primato della nuova capitale. Per una ragione più grande descritta, un secolo dopo, da Guido Piovene nel libro a più mani Contro Roma: mentre le altre grandi capitali europee «hanno sovrastato la storia della nazione prima che fosse fatta» e «intorno a esse la nazione si è costituita», Roma invece è stata una capitale che si è aggregata quando la nazione si era già compiuta. Con queste premesse, sia pure sotto traccia e con espressioni intermittenti, aveva preso corpo una fronda anti-Roma nelle città italiane che avevano alle spalle un grande passato: Torino, Milano, Venezia, Firenze, Napoli, Palermo. Città che in epoche molto diverse erano state capitali importanti.

Difficile capire questo rapporto di amore e odio, che giunge fino agli anni di Giolitti e di Nathan, senza fare un passo indietro: Roma e Roma capitale erano stati due miti del Risorgimento, che avevano avuto il loro profeta in Giuseppe Mazzini, il «padre spirituale» di Nathan. La fede nella missione storica di Roma ebbe qualcosa di religioso in Mazzini, che la rilanciò con un potente armamentario retorico e con una



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