Nel regno del Cervino by Edmondo De Amicis

Nel regno del Cervino by Edmondo De Amicis

autore:Edmondo De Amicis [Amicis, Edmondo De]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Hoepli
pubblicato: 2022-09-29T00:00:00+00:00


Una veduta del Cervino. (Illustrazione di Edoardo Rubino)

Non ci voltammo indietro che quando fummo sul piano della valle. Come pareva piccolo e solo quel grande albergo, dietro a cui s’alzava il Cervino nella chiarezza d’una bella mattinata di settembre! Piccolo pareva e umile, e già abbandonato da tutti, come rimane per otto mesi dell’anno, con la neve ammucchiata fino al primo piano e i suoi cent’occhi chiusi in un sonno di morte. Ci voltammo poi a riguardarlo ogni tanto, e via via che la casa rimpiccioliva, il Cervino s’alzava, s’alzava, e tutte le montagne della catena con lui, come se una convulsione della terra le sollevasse. Come un punto nero vedevo ancora la finestra della mia camera d’angolo, che mi rammentava tante liete ore passate al lavoro, e quella eterna notte ansiosa, e la gioia dell’annunzio liberatore, che m’aveva restituita la pace. La pace! Vana illusione! Mentre questo io pensavo, il mio caro compagno, sostando accanto a me, vagheggiava con gli occhi altre grandi Belle dalla fronte bianca, delle quali aveva già fermato nel cuore la conquista per l’estate ventura, e che mi avrebbero dato altre lunghe ore d’affanno. Ah, non la pace nella città rumorosa dove ritornavo, non in quell’albergo solitario a cui voltavo le spalle; la pace in nessun luogo, in nessun tempo, a nessuna età, per nessuno: solo dei brevi respiri tra l’una e l’altra tempesta: è la legge. All’ultima svoltata ci voltammo ancora una volta a guardare il Giomein, dicendo: «Non lo rivedremo più che fra un anno». Ma come suonò diverso quel rivedremo nel mio cuore e nel suo! Ha un suono grave, come d’un’ammonizione misteriosa, il futuro d’ogni verbo per chi ha dietro di sé un lungo passato. Dopo quattr’ore di strada, dai Grands Moulins d’ Antey, rivedemmo ancora il Cervino. Ma, anche non più rivedendolo, fin che fummo nella valle, sentimmo d’essere ancora sotto il suo impero. Il senso vivo della separazione non l’ebbi che la mattina dopo, svegliandomi nella villa d’un mio caro amico, e vedendo per la finestra le colline: un senso brusco di disinganno, e quasi di disprezzo iroso per quelle onde di terra basse, misere, volgari, come se mi fossero state sostituite per frode, nella notte, alle grandi e selvagge montagne, che ero usato a salutare ogni giorno; come avverrebbe a chi, credendo di riprender la lettura d’un canto di Dante, si vedesse scambiata col poema una raccolta di leccate e svenevoli canzonette d’Arcadia. O luminoso Monte Rouss, fronti eccelse dei Gemelli, Punta Bianca superba, grande e magnifica Dent d’Hérens, fiumi enormi di ghiaccio sfolgoranti al sole nella regione delle aquile, o formidabile Matterhorn, divino sogno svanito!



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