Nell'ombra e nella luce by Giancarlo de Cataldo

Nell'ombra e nella luce by Giancarlo de Cataldo

autore:Giancarlo de Cataldo
La lingua: ita
Format: mobi, azw3
editore: Einaudi
pubblicato: 2014-11-27T23:00:00+00:00


Come un beffardo controcoro, dalla folla, che finalmente aveva liberato il teatro, si levò un grido: - Al Ghetto!

Emiliano, Gualtiero e Jacques si fissarono, attoniti.

-. Non c'è un minuto da perdere! Jacques, prepara la carrozza, - ordinò il tenente.

Inquadrò il gruppetto dei facinorosi, si avvicinò a quello che sembrava il capo, un giovane bellimbusto con un vistoso cappello a cilindro, e lo affrontò, deciso.

- In nome dei carabinieri reali, dichiaro illegale questo assembramento. Scioglietevi, e tornate alle vostre case. Lo spettacolo è finito!

Quello lo fissò, interdetto, e scoppiò in una sonora risata.

- E chi lo dice?

- Sono il tenente...

Non gli fecero finire la frase. Alti cachinni si levarono dai fiancheggiatori dell'esagitato. Forse reso spavaldo dal soccorso dei suoi, il tizio si fece pericolosamente vicino a Emiliano, quasi a sfidarlo. Il tenente sostenne lo sguardo, poi colpì con un fulmineo diretto alla mascella, atterrandolo. In quattro o cinque fecero per avventarsi su di lui. Emiliano estrasse dal taschino la piccola pistola che gli aveva donato Gualtiero, sfregò il luminello, puntò l'arma addosso al caduto, che cercava a fatica di rialzarsi.

- Volete proprio che scorra del sangue, dunque?

Interdetti, quelli si arrestarono. Due, più coraggiosi, aiutarono il bellimbusto bofonchiante a rialzarsi.

Arretrarono di qualche passo, e dopo un breve conciliabolo si allontanarono.

La situazione restava incandescente. L'assembramento si disperdeva, ma la gente si allontanava a gruppi compatti, e tutti sembravano aver chiara in mente la direzione da prendere.

Il Ghetto.

Emiliano afferrò un carabiniere in divisa, si qualificò, gli ordinò di correre al comando, radunare almeno venti uomini e precipitarsi al Ghetto.

- Lo assaliamo, signor tenente?

- Lo difendiamo, idiota!

- Ma tutti dicono che El Diaul sta là, l'assassino...

- Obbedisci, asino! - urlò Emiliano, levando la destra come per colpirlo.

Il carabiniere salutò e si avviò di corsa verso piazza Carlina.

Era arrivata intanto la carrozza, con Jacques e Gualtiero. Emiliano montò al volo, e a rotta di collo raggiunsero il Ghetto.

Già s'era radunata una piccola folla. Le torce bruciavano, i popolani agitavano mazze e bastoni, i borghesi armi da fuoco. Altri cittadini continuavano ad accorrere. Si attendeva solo un segnale. Il primo che avesse osato lanciarsi contro il pesante cancello che sbarrava l'accesso al Ghetto, sarebbe stato seguito dalla marea.

L'eccitazione spandeva intorno un odore acre.

Emiliano, Gualtiero e Jacques si fecero largo sino all'ingresso del quartiere degli ebrei. Potevano essere medici, banchieri, artigiani, insegnanti, ma alle nove di sera dovevano rientrare nel loro dominio.

E dalle nove di sera nessuno poteva uscire o entrare dal Ghetto.

I tre combattenti si misero davanti al cancello. La folla tacque per un istante. Emiliano sollevò la pistola, e così fece Gualtiero. Jacques roteava un bastone.

- Tornate a casa! - intimò Emiliano. - Il Ghetto è sotto la tutela dei carabinieri reali. Un plotone è in arrivo. Se quando i miei uomini saranno qui non ve ne sarete andati, darò ordine di fare fuoco. Sono stato chiaro?

Più che il discorso, che quelli delle ultime file certo non erano riusciti a sentire, fu la determinazione a impressionare la folla. E anche la massiccia e minacciosa figura del



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