Nina Berberova by Nina Berberova

Nina Berberova by Nina Berberova

autore:Nina Berberova
La lingua: ita
Format: epub
editore: Il ragazzo di vetro. Cajkovskij
pubblicato: 2014-04-10T04:00:00+00:00


CAPITOLO 9

La finestra della pensione svizzera si apriva sul lago Lemano. Era settembre; l'aria era leggera e trasparente. Dalle montagne soffiava una brezza lieve e il fogliame delle magnolie stormiva producendo un suono un po' metallico. Nel giardino silenzioso sorgeva un vecchio albero di fico, dalla larga chioma compatta. Cajkovskij era a Clarens con Anatol.

Per guarire del tutto, si andava ripetendo, doveva dimenticare l'accaduto e il motivo per cui si trovava in quel luogo. Ma durante le ore diurne di quelle giornate calme e inerti, riaffiorava alla sua mente il ricordo delle ultime settimane da lui trascorse in Russia. Era ancora gravemente malato all'hotel Dagmar, quando Anatol partì per Mosca.

Subito questi si recò da Nikolaj Rubinstejn, che lo sommerse di domande.

Dovette suo malgrado raccontargli ogni cosa, e Nikolaj Grigorevic con l'energia consueta volle mettersi senza indugio all'opera, sebbene Anatol insistesse a ripetergli che poteva destreggiarsi da solo: "No, no, voglio aiutarvi, assolutamente". Informarono Antonina Ivanovna che intendevano farle visita per parlarle di affari; lei rispose con un biglietto molto gentile e li invitò a prendere il tè. Con molto tatto, Anatol cercò di spiegarle che Cajkovskij non sarebbe più tornato, ma Nikolaj Grigorevic la rimproverò con grande asprezza di "non aver saputo comprendere il nostro geniale musicista". Dal canto suo Antonina Ivanovna, nell'apprendere che suo marito l'aveva lasciata per sempre, non manifestò disperazione né rimpianto. Di tanto in tanto si alzava, si dava un'occhiata allo specchio e canticchiando si aggiustava la pettinatura. Raccontò ai suoi ospiti che una volta un generale l'aveva chiesta in moglie; poi, riaccompagnandoli alla porta, disse loro che, solamente il giorno prima, non avrebbe potuto immaginare che Rubinstejn in persona sarebbe venuto a prendere il tè in casa sua... Sulle scale, Anatol e Rubinstejn si scambiarono un'occhiata. Aveva capito lo scopo di quella loro visita? Ma lei lo aveva capito perfettamente, e soprattutto sapeva che d'ora in avanti la sua vita era assicurata. Rubinstejn accordò a Cajkovskij una sospensiva di un anno. Avrebbero detto ch'era stato colpito da una grave malattia, che aveva dovuto partire e che sua moglie si apprestava a raggiungerlo al più presto. Anatol fece ritorno a Pietroburgo. Cajkovskij si alzava, ma senza lasciare la sua camera.

Aveva paura di tutto; aveva paura della gente, di Napravnik, di Balakirev. Si nascondeva agli occhi del mondo. Non voleva vedere anima viva, perché non poteva spiegare che cosa fosse successo. Era convinto che nessuno sarebbe stato disposto a porgergli ancora la mano. E quella mano amica che, qualche tempo addietro, si era protesa verso di lui?

Anche lei, la signora von Meck, gli avrebbe voltato le spalle, dimenticandolo per sempre? "Scoprirà il mio vizio", pensava, "e i nostri rapporti cesseranno." Eppure, aveva bisogno più che mai delle sue lettere, della sua amicizia, del suo appoggio materiale e morale. A

Clarens era solo - con Anatol che non lo lasciava più. Quando sedette per la prima volta al suo scrittoio, prese la penna e cercò di scrivere la verità alla signora von Meck. Quasi tutta. "Ho capito subito che



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