Partiranno by Luce d’Eramo

Partiranno by Luce d’Eramo

autore:Luce d’Eramo [d’Eramo,Luce]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2023-03-03T00:00:00+00:00


12.

ULTIMO QUADERNO DEL 4° GRUPPO

datato 1°-19 marzo 1969

M’hanno lasciata tre mesi fa. “Quando ci rivedremo?” ho chiesto. “Mezzo ciclo solare” hanno detto. Così m’è parso di capire. Tra cinque o sei anni. Poteva essere un loro modo di calmarmi.

Hanno detto che rimangono ancora sulla Terra, però non qui. “E dove?” Come non avessero sentito.

Era una separazione.

Non avrei dovuto ammalarmi. Sapevo dall’inizio che non erano fatti per fermarsi. Com’erano venuti da un altro pianeta, così un giorno vi sarebbero ripartiti. Ma poi, un anno dopo l’altro, sono rimasti la maggior parte del tempo con me. Avevano la loro vita e io la mia, ma ci ritrovavamo insieme. Sulla Terra, questa era la loro casa. Per me era normale.

È difficile intendere l’eccezionalità mentre avviene, perché avviene assieme a tutto ciò ch’è comune nella continuità delle ore e dei minuti. Per il solo fatto d’accadere, l’“impossibile” diventa sperimentato e, una volta che sia stato vissuto, il suo durare lo rende “ordinario”. L’aspetto eccezionale d’un fenomeno quotidiano è inafferrabile.

È faticosissimo non capire. L’ho imparato da quest’indigestione di diari. Anni a ricostruire quello che tentavo di capire quando non sapevo (il fittume che ti dà il non sapere).

Se la sono cavata a meraviglia qui tra noi. E così faranno altrove, su questo pianeta “succulento” anche se così “pieno di mani”. Persino meglio. Tra spellicciati meno prezzemolo di me, che mi ficco in tutte le salse. Tra gente come l’ex fioraio di piazza Albania per esempio.

M’ha fatto bene rileggere 6 anni di diari. Ho notato certe omissioni, certi smussamenti...

Per esempio un episodio dell’anno scorso, che mi mise faccia a faccia alla mia precarietà, l’ho trovato appena accennato. La presunta cronista scrupolosa voleva cancellarlo. Invece era un segnale. Non è mai un caso quando i Nnoberavezi lasciano trapelare qualcosa, sicuramente Ssò intendeva prepararmi già allora alla nostra separazione.

È il 6 giugno 1968. Eonai è assente da quasi un mese.

Torno a casa dal lavoro (alle 14.30) e trovo Ssò in tenuta umana, vestito in borghese, in testa un berretto in cui ha raccolto le orecchie. Seduto sul divano, s’intrattiene con un uomo anziano che gli siede di fronte in poltrona. Senza varcare la porta della sua camera, mi fermo all’ingresso in angolo, così da poter allungare l’occhio e origliare.

Vedo la Signora Eterea piccoletta, fattasi oggetto in cima alla libreria di fronte a me. Mentre chiudevo il portone, la voce dell’uomo, stentorea, diceva a Ssò ch’era passato di lì per caso e aveva pensato bene d’andarlo a salutare.

Mai immaginavo che Sònnolo avesse sue conoscenze umane indipendenti dalle mie. Chi sarà questo signore brizzolato ben vestito, che scorgo di profilo? Ma è il vecchio fioraio! Lo vedevo sempre in tuta sgualcita e col basco stinto sul cranio, ogni volta che passavo per piazza Albania, a meno d’un chilometro da qui. Sedeva su uno sgabello o camminava su e giù davanti alle tavolacce che gli fungevano da mensole per i suoi barattoli di fiori, sotto una tettoia di lamiera che però lo riparava ben poco quando pioveva. Da tre o quattro mesi l’uomo ha chiuso il suo chioschetto.



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