Patient Zero by Jonathan Maberry

Patient Zero by Jonathan Maberry

autore:Jonathan Maberry [Maberry, Jonathan]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Casini Editore
pubblicato: 2015-02-16T23:00:00+00:00


58. Crisfield, Maryland / Mercoledì 1 luglio; ore 2:33

Atterrammo dietro una caserma dei pompieri a circa un miglio di distanza dall’impianto. Un secondo elicottero era atterrato nelle vicinanze. Il parcheggio era pieno zeppo di veicoli militari che erano stati riverniciati per passare inosservati. Ma ne avevo visti abbastanza da poterli riconoscere a prima vista.

Scendemmo dall’elicottero e ci affrettammo verso la porta sul retro della caserma. Gus Dietrich era già lì, in piedi tra due carrelli colmi di equipaggiamenti. A ogni membro della squadra venne dato in dotazione un auricolare bluetooth sintonizzato su diverse frequenze: una era per le comunicazioni di squadra, monitorate da Church e dal suo gruppo di comando che si trovava in un furgone parcheggiato a mezzo miglio dall’impianto; gli altri canali erano per le operazioni di squadra, e una frequenza era adibita a mia linea privata con Church.

Le tute Saratoga Hammer erano arrivate, e tutti quanti le provammo. Erano sorprendentemente comode, sembravano delle vere e proprie tute da lavoro. Tirai qualche calcio e qualche pugno in aria con la tuta addosso, e nonostante il giubbotto antiproiettile e le altre protezioni in kevlar, i miei movimenti non sembravano rallentati nemmeno un po’. Bunny era un po’ stretto nella sua, sembrava una salsiccia.

Scegliemmo le armi. Visto che non avevo un silenziatore per la mia calibro 45, mi tenni la Beretta calibro 9, che era comunque più leggera e caricata con proiettili parabellum a espansione da 9 mm. Quando alzai lo sguardo vidi che Rudy mi fissava dubbioso e preoccupato.

— Si vis pacem, para bellum — declamai mentre riponevo la pistola nella fondina.

Socchiuse gli occhi mentre cercava di tradurre. — Se vuoi la pace, preparati alla guerra.

— Ricevuto — mormorò Top poco distante.

— Cos’è, lo slogan del tuo rivenditore di armi? — chiese Rudy.

— No — dissi controllando il caricatore prima di rimetterlo al suo posto, — le munizioni sono dei parabellum da 9 millimetri. Il nome viene dalla citazione dello scrittore Romano Publio Flavio Vegezio Renato.

— Almeno per te la scuola non è stata una perdita di tempo — disse Rudy. Si schiarì la voce: — In bocca al lupo, ragazzi. Mi raccomando tornate tutti interi. — Poi indietreggiò e si poggiò al paraurti posteriore di uno dei camion dei pompieri, con le mani in grembo e le dita intrecciate in un nervoso groviglio. Stava sudando ma non credo che fosse per il caldo di quell’umida notte di luglio.

Gli feci l’occhiolino mentre riponevo delle altre munizioni in un astuccio in velcro che avevo attaccato alla cintura. Tutti i membri della mia squadra avevano un MP5 dotato di silenziatore ad apertura rapida. Con delle cinghie assicurai al polpaccio un coltello, un Ranger Combat di 26 centimetri, perfettamente bilanciato sia per i combattimenti ravvicinati che per i lanci a distanza.

L’elicottero di Grace Courtland atterrò mentre i miei uomini stavano controllando l’equipaggiamento. Condusse all’interno della caserma la squadra Alpha che iniziò subito a equipaggiarsi con le tute Hammer. Poi si diresse verso di me.

— Ti stai godendo il tuo primo giorno al DSM? — chiese con un sorriso stanco.



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