Pioggia by Maurizio de Giovanni

Pioggia by Maurizio de Giovanni

autore:Maurizio de Giovanni [de Giovanni, Maurizio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 2024-04-20T12:00:00+00:00


XXII.

Lojacono propose a Martini di accompagnarlo all’abitazione di Brancato.

Cercava sempre di tornare sul luogo del crimine appena aveva qualche elemento in piú: serviva a focalizzarsi meglio sui particolari, quelli che magari nella prima ispezione venivano messi in secondo o terzo ordine dall’Oggetto degli Oggetti, il Reperto Numero Uno, il Protagonista Assoluto, e cioè il cadavere.

L’esperienza gli aveva insegnato che quando il Protagonista usciva di scena – lasciando qualche traccia bruna per terra, e a volte neanche quella – il resto si affacciava timido all’attenzione, come ballerine di fila chiamate alla ribalta. Ed era allora che qualcosa saliva a galla.

Il sorvegliante al cancello li riconobbe e li fece passare. Nell’androne della palazzina, un’infreddolita Costanza Perna leggeva un libro nella guardiola della portineria. Vide i poliziotti e andò loro incontro.

– Buonasera, ispettore. I vostri colleghi hanno attaccato i sigilli e mi hanno raccomandato di impedire l’accesso a chiunque, ma immagino che per voi non vale, giusto?

Lojacono confermò e le presentò Elsa.

– Diamo solo un’occhiata, signora. Nel frattempo è venuto qualcuno a chiedere informazioni, oppure per incontrare l’avvocato non sapendo che fosse morto?

– No, ispettore, nessuno. Pensavo che passasse il figlio, o la nipote. E non si è fatta viva neanche Aida, ma quello me l’aspettavo perché non ha voluto piú entrare nemmeno… Nemmeno ieri, insomma.

I poliziotti si diressero al secondo piano. C’era un leggero odore di polvere, e Lojacono riferí alla collega della ristrutturazione in corso di sopra.

Sulla porta, l’avviso dell’autorità giudiziaria inibiva l’ingresso ai sensi degli articoli, eccetera. Lojacono aprí con le chiavi che avevano ricevuto da Aida la mattina precedente.

L’appartamento era immerso nella precoce oscurità del tardo pomeriggio. I due indossarono i guanti in lattice e accesero la luce.

Percorsero il corridoio. Elsa riscontrò l’opulenza degli arredi. Era la casa di gente ricca, con una certa propensione alla ridondanza. Tutto era troppo. Troppi quadri, troppi soprammobili, troppi libri, troppe fotografie.

Lojacono si concentrò su quelle. C’era una donna in varie fasi della vita, una bella aria radiosa tranne che negli ultimi scatti, quando era ammalata in maniera evidente. Lí negli occhi risaltava un velo di tristezza, o forse di dolore fisico. E c’era Brancato, ben diverso da come l’aveva visto lui, steso sul pavimento: fiero e compunto, in mano diplomi di merito o premi, al fianco di politici o di sconosciuti.

Il silenzio era assoluto, non arrivava neppure il rumore della pioggia. Anzi, a essere precisi un rumore c’era, penetrante e invadente: uno sgocciolio. Proveniva dal bagno vicino alla camera da letto.

Lojacono vi si infilò. La luce lattiginosa del giorno che se ne andava rischiarava a fatica l’ambiente, e la lastra opaca della finestra rigata di pioggia si rifletteva sullo specchio. A perdere era il rubinetto del lavandino, sul quale c’erano un pennello da barba e un rasoio a mano libera. Le pareti erano rivestite in marmo, e l’ispettore considerò che una trentina d’anni prima doveva essere stato il massimo della ricercatezza.

Provò a serrare il rubinetto, ma niente: continuava a sgocciolare. L’avvocato doveva essere duro d’orecchio per riuscire a prendere sonno con quel rumore costante.



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