Re senza dio: Le storie dei re sassoni by Bernard Cornwell

Re senza dio: Le storie dei re sassoni by Bernard Cornwell

autore:Bernard Cornwell [Cornwell, Bernard]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788830440869
Google: B7KaAwAAQBAJ
editore: Longanesi
pubblicato: 2014-06-17T22:00:00+00:00


7

La ruota della sorte stava girando. Io non lo sapevo perché di solito non ci accorgiamo del suo movimento, ma, in quel luminoso giorno d’estate in cui salpammo dalla Frisia, girava molto in fretta.

Stavo tornando nella Terra degli Angli. Lì dove i cristiani mi odiavano e i danesi diffidavano di me. Tornavo perché l’istinto mi aveva detto che il lungo periodo di pace era terminato. Credo che l’istinto sia la voce degli dei, ma non ero certo che mi stessero dicendo la verità. Gli dei sono capaci anche di mentire e ingannare e a volte giocano brutti scherzi. Temevo di scoprire, non appena fossi tornato, che la pace regnava ancora, che non era cambiato nulla, perciò preferivo agire con cautela.

Se fossi stato sicuro del messaggio divino, avrei veleggiato verso nord. Avevo pensato di fare così, di aggirare i confini settentrionali della terra degli scoti per poi piegare a sud, superare le aspre isole fino alla costa settentrionale del Galles e infine dirigermi a est, per raggiungere il tratto in cui i fiumi Dee e Mærse sfociano in mare. Non ci avrei messo molto a risalire il Dee fino a Ceaster, ma, pur sospettando che Haesten avesse nascosto la moglie e i figli di Cnut nella sua fortezza, non ne avevo le prove. Inoltre, che possibilità avrei avuto, con i pochi uomini di cui disponevo, di sopraffare la guarnigione di Haesten, protetta dalle possenti mura romane?

Perciò scelsi di non fare mosse avventate. Veleggiai in direzione ovest, dirigendomi verso quello che speravo fosse un sicuro rifugio in cui potermi aggiornare sulla situazione. Dovemmo remare tutto il tempo, perché il vento era ancora contrario, ma feci tenere un ritmo di remata lento e ridussi il numero dei rematori a venti, in modo che potessero darsi il cambio. Io stesso remai per un intero turno.

La notte era chiara ed eravamo soli sotto una miriade di stelle, oltre le quali brillava un ampio e caliginoso arco di luce: la via lattea degli dei. Nel vederla riflessa sulle onde, ricordai la leggenda secondo cui gli dei avevano creato il mondo con il fuoco, per poi prendere le faville e le braci rimaste e spargerle nel cielo. E non potevo fare a meno di ammirarla e di meravigliarmi del suo splendore. Finan, che mi aveva raggiunto a poppa, mi distolse da quella visione. «Se hai ragione», disse, «potrebbe già essersi conclusa.»

«La guerra?»

«Ammesso che tu abbia ragione.»

«Se ho ragione, non è ancora cominciata.»

L’irlandese sbuffò. «Cnut farà a pezzi Æthelred! Non ci metterà più di un giorno a scotennare quel pavido bastardo.»

«Sono convinto che Cnut temporeggerà», replicai, «e non attaccherà Æthelred. Lascerà che si impantani nell’Anglia orientale, che marcisca nelle paludi, poi marcerà verso sud ed entrerà in Mercia. Non si muoverà prima della fine della mietitura.»

«Non ci sarà molto da raccogliere», disse Finan con aria cupa, «dopo un’estate così piovosa.»

«Lui comunque vorrà depredare anche quel poco», ribattei, «e, se è vero ciò che pensiamo di Haesten, Æthelred è convinto di non correre rischi. Crede di poter combattere in



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