Ribellarsi con filosofia by Matteo Saudino

Ribellarsi con filosofia by Matteo Saudino

autore:Matteo Saudino [Saudino, Matteo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Vallardi
pubblicato: 2022-01-09T17:49:36+00:00


BARUCH SPINOZA

Maledetto da Dio

«Chi detiene il potere ha bisogno che

le persone siano affette da tristezza.»

La ribellione

Amsterdam, 27 luglio 1656. La città dormiva profondamente, immersa in un’anonima notte senza sogni né incubi. Nella sua umile casa, che si affacciava curiosa sul fiume Steel, Baruch Spinoza, invece, non riusciva letteralmente a chiudere occhio. Aveva udito tutti i rintocchi delle campane ed erano ormai le quattro del mattino. La cera delle candele consumate ricopriva gran parte del tavolo della cucina, intrappolando un piccolo ma volenteroso esercito di formiche, coraggiosamente lanciate nell’ardua impresa di recuperare alcune solitarie briciole di pane raffermo. Da più di due ore Bento, soprannome con cui tutti chiamavano e conoscevano il giovane Spinoza, se ne stava immobile come una statua di marmo in un angolo della stanza: sudava e tremava, più per rabbia che per paura. Il grande giorno era, infatti, arrivato. Dalla necessità del tempo è impossibile e forse ingiusto sottrarsi. Di lì a poco, il filosofo si sarebbe dovuto presentare in sinagoga al cospetto di Saul Levi Mortera, l’austero e potente rabbino capo della comunità ebraica di Amsterdam. L’appuntamento ufficiale era previsto per le dieci, ma Mortera in persona lo aveva convocato alle nove, per un ultimo colloquio privato.

Le prime impertinenti luci dell’alba penetrarono dalla finestra che dava a oriente, illuminando il volto pallido di Bento, il quale se ne stava sempre fermo e silente come la Sfinge ai piedi delle Piramidi, che da millenni ogni giorno, imperturbabile, osserva il lento risveglio del mondo. Era giunta l’ora di prepararsi. Il giovane filosofo si lavò il volto con dell’acqua gelida, indossò un paio di pantaloni neri e una morbida camicia color panna, fece una scarna colazione a base di latte e, con passo deciso, scese nel laboratorio in cui era solito lavorare da mattina a sera, con alcuni momenti di pausa dedicati alla lettura. Da quando, nel 1649 era morto Isaac, suo fratello maggiore, Spinoza aveva abbandonato gli studi per aiutare il padre Miguel nelle attività commerciali di famiglia. Non aveva però mai smesso di coniugare il lavoro e lo studio, ed era riuscito a soddisfare parzialmente la sua inesauribile curiosità e voglia di apprendere, frequentando le lezioni di latino, greco, filosofia e letteratura tenute dall’istrionico Franciscus Van den Enden. Sistemò con cura gli scaffali, dove erano disposti i tessuti da vendere, poi uscì di casa.

Il quartiere ebraico di Amsterdam era come sempre già in fermento: mercanti e artigiani, ricchi borghesi e poveri garzoni, marinai e bottegai si accalcavano lungo le suggestive rive dei canali, in un crocevia di abiti, idiomi, fedi, colori e profumi. Ad attendere Bento, in fondo alla strada, c’era il suo amico fraterno Jacob, il quale, dopo averlo salutato con un caloroso abbraccio, lo guardò intensamente negli occhi. Baruch sapeva già cosa voleva dirgli, e senza indugiare iniziò a parlare: «Jacob, ti prego lascia stare, non ho voglia di tornare sulla questione, ne abbiamo già parlato a lungo. Sai come la penso».

«No, caro Bento, io ci torno eccome sulla questione!», rispose con vigore Jacob. «Quello che fai non ha senso.



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