Ripensare i Presocratici by Livio Rossetti

Ripensare i Presocratici by Livio Rossetti

autore:Livio Rossetti [Rossetti, Livio]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Mimesis Edizioni
pubblicato: 2023-08-01T07:48:05+00:00


12.

Intanto a Reggio Teagene e, forse, Ippi…

Come Democede, anche Teagene è, è ai nostri occhi, una figura isolata, eppure la sua città, Reggio, è nota per aver dato i natali, oltre che a Teagene, anche a Ibico, poeta lirico e probabile inventore di uno strumento musicale. Anche Ibico, al pari di Democede, finì per stabilirsi a Samo dopo essersi verosimilmente formato con un poeta di grande successo, il già ricordato Stesicoro. Reggini furono, del resto, anche lo scultore Pitagora e Ippi, il mal conosciuto personaggio di cui si dirà qualcosa a fine capitolo.

Anche Teagene (Θεαγένης), insomma, ebbe modo di formarsi in un ambiente urbano stimolante, insieme con almeno un esponente di spicco dell’avanguardia poetica greca, Ibico. Si presume egli sia stato, all’incirca, coetaneo di Pitagora (dunque vissuto, indicativamente, tra il 570 e il 500 a.C.). La base informativa su Teagene è molto esigua; in compenso emergono tratti assai significativi. In prima approssimazione si direbbe che Teagene si sia avvicinato alla poesia in veste di rapsodo e come personaggio legato alla recitazione di Omero, ma rimanendo estraneo alla “nouvelle vague” costituita dai cantautori.

Nel Diels-Kranz la sezione su Teagene trova posto tra Ferecide di Siro e Acusilao. Egli viene quindi collocato addirittura prima dei Sette Sapienti, come se avesse dispiegato la sua attività prima o, tutt’al più, ai tempi di Talete. Eppure proprio la prima delle testimonianze disponibili in questa raccolta (il testo 8.1 DK) ci parla di Cambise, che regnò decenni dopo la morte di Talete (nel 529-522). Sembra inoltre (come vedremo tra un momento) che Teagene abbia avuto notizia dell’opera dei tre maestri di Mileto. Del resto, l’attività che gli diede notorietà suppone una società in cui ci fosse già spazio per per una certa specializzazione dei saperi. Quest’ultimo è un indizio davvero inequivocabile nel suggerire tempi posteriori, e non di pochissimo, a quelli di Talete.

Di lui viene dunque riferito che fu tra i più antichi – anzi, il primo – a svolgere ricerche su Omero e la sua poesia, ossia a farsi anche biografo, anche esperto in ortografia, e soprattutto esegeta di Omero. Viene da pensare che. prima di intonare un canto, egli cominciasse col fornire un pugno di informazioni su Omero e che, al termine delle sue esibizioni, egli si intrattenesse ancora, incoraggiando il suo uditorio a ragionare su ciò che aveva appena cantato. Sembra che a volte egli si pronunciasse addirittura sull’esatta formulazione di alcuni giri di parole (8.3 DK), intendendo che le esibizioni orali dei rapsodi finivano per moltiplicare le opportunità di rimodulare ogni volta, e non di rado a torto, qualche dettaglio (o più di qualche innocuo dettaglio).

Un tema a lui caro sembra essere stato il lato indecente di alcuni racconti concernenti gli dèi, ma non se ne occupò per deplorare, bensì con l’intento di reinterpretare i passi rilevanti e così adoperarsi per ricondurre le supposte cadute di gusto degli dèi olimpici (es. i loro scontri, la loro partigianeria) a qualcosa di radicalmente diverso, come le opposizioni tra sostanze elementari quali acqua e fuoco, caldo



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