Ritorno a Berlino by Lilli Gruber e Paolo Borella

Ritorno a Berlino by Lilli Gruber e Paolo Borella

autore:Lilli Gruber e Paolo Borella [Gruber, Lilli; Borella, Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 978-88-58-60680-3
editore: Rizzoli
pubblicato: 2009-08-15T00:00:00+00:00


CAPITOLO 3

LIPSIA NON È PECHINO

10 ottobre

LI HANNO LASCIATI SFILARE! A Lipsia la manifestazione si è svolta senza incidenti, ed è stata grandiosa: 70.000 persone mobilitate, il più grande raduno di protesta nella Germania Orientale dopo la rivolta di Berlino nel giugno del 1953.

Siamo stati fino a notte inoltrata incollati al televisore per seguire le notizie che le emittenti della Germania Federale fornivano prima con il beneficio del dubbio, poi con rassicurante certezza. Attorno alla chiesa di San Nicola si è svolto un piccolo miracolo per merito di uomini di buona volontà, si potrebbe dire usando parole evangeliche. Durante il servizio religioso i cittadini sono stati invitati a pregare anche per i «fratelli della Stasi» e a comportarsi in modo pacifico. «Le vite umane» ha ammonito il vescovo Hempel «sono ancora più importanti della libertà e della democrazia.»

Uscendo dalla chiesa i fedeli hanno ritrovato una massa di gente rimasta fuori con la quale hanno formato un corteo in direzione di Karl-Marx Platz. «Gorbaciov! Riconoscete Neues Forum!» gridano i dimostranti, ma lo slogan creato per l’occasione che si afferma sopra tutti è «Wir sind das Volk», siamo noi il vero popolo, quasi a rispondere alla retorica che per mesi ha martellato il ritornello: «Il popolo è una cosa sola con il partito e lo Stato».

La manifestazione si ingrossa mano a mano che procede verso la stazione. In ogni punto nevralgico di Lipsia sono dispiegate le forze di polizia, dell’esercito e i gruppi di combattimento aziendali con le loro uniformi verdi. La tv di Berlino Ovest passa una telefonata da Lipsia che riferisce i drammatici tentativi di «fraternizzazione» intrapresi dai dimostranti verso i Vopos, che avevano già infilate le maschere antigas sul volto, e le parole indirizzate agli operai in divisa: «Ehi, non vorrete picchiare i vostri ragazzi! Lo sapete voi stessi che in fabbrica va tutto storto, bisogna pur fare qualcosa! Qui non siamo a Pechino!».

«Non può essere vero» commentano i passanti e gli stessi oppositori, che non avevano sperato che una manifestazione non autorizzata di quelle proporzioni potesse terminare senza incidenti. La spiegazione politica è da cercare nel travaglio dei dirigenti locali del partito di Lipsia. Tre dirigenti distrettuali hanno pubblicato un appello, firmato anche dal noto direttore dell’orchestra di Lipsia, Kurt Masur, in cui si impegnano a impiegare tutte le loro forze per aprire un dialogo a livello locale e nazionale. Forse siamo a una svolta, ma l’offerta di dialogo non è stata menzionata nell’ultima edizione del notiziario della tv della Ddr, Aktuelle Kamera: «A Lipsia sono scesi in strada i soliti elementi antisocialisti e i vandali pilotati da Ovest»; «ricevendo il vicepremier cinese Yao Yilin, il compagno Honecker ha dato risalto al duro insegnamento tratto dai disordini controrivoluzionari di Pechino e dalla campagna di odio in corso attualmente nella Ddr».



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