Segnavia (Italian Edition) by Martin Heidegger
autore:Martin Heidegger [Heidegger, Martin]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2020-11-19T23:00:00+00:00
non è lâornamento di un pensiero che, abbandonando la scienza, si salva nella poesia. Parlare della casa dellâessere non significa trasporre lâimmagine della «casa» allâessere, ma partendo dallâessenza dellâessere, adeguatamente pensata, un giorno noi potremo pensare che cosâè «casa» e che cosâè «abitare».
Tuttavia non è mai il pensiero che crea la casa dellâessere. Il pensiero dirige lâe-sistenza storica, cioè lâhumanitas dellâhomo humanus, nellâambito dello schiudersi di ciò che è integro.
Con ciò che è integro, nella radura dellâessere appare ancor più il male, la cui essenza non consiste nella semplice cattiveria dellâagire umano, ma nella malvagità dellâostile. Entrambi, lâintegro e lâostile, possono dispiegare la loro essenza (wesen) nellâessere solo in quanto lâessere stesso è il contenzioso. In esso si cela lâorigine essenziale del nientificare. Ciò che nientifica si dirada come ciò che ha il carattere del «non». Questo può essere espresso nel «no». Ma il «non» non scaturisce affatto dal dire di no della negazione. Ogni «no» che non sia confuso con lâostinato insistere sulla forza impositiva della soggettività , ma che resti un «no» che lascia-essere proprio dellâesistenza, è già una risposta al reclamo del nientificare diradato. Ogni no è solo lâaccettazione del non. Ogni accettazione riposa nel riconoscimento. Questo lascia venire a sé ciò verso cui va. Si ritiene che il nientificare non sia mai rintracciabile nellâente stesso. Questo è vero finché si cerca il nientificare come se esso fosse un qualcosa che è, una qualità dellâente. Ma se si cerca così, non si cerca il nientificare. Anche lâessere non è una qualità che è, che si possa constatare nellâente. Nondimeno lâessere è più ente221 di qualsiasi ente. Ma poiché il nientificare dispiega la sua essenza (west) nellâessere stesso, noi non possiamo mai coglierlo come un qualcosa che è nellâente. Per di più, indicando questa impossibilità non si dimostra mai la provenienza del «non» dal dire di no. Questa dimostrazione sembra reggere soltanto se si pone lâente come ciò che è oggettivo rispetto alla soggettività . Da questa alternativa si deduce poi che, non apparendo mai come qualcosa di oggettivo, ogni «non» non può essere innegabilmente che un prodotto di un atto del soggetto. Con ciò, se sia il dire di no a porre il non come un che di meramente pensato, o se sia il nientificare a reclamare il «no» come ciò che è da dire nel lasciar essere lâente, è cosa che non può mai essere decisa dalla riflessione soggettiva sul pensiero già posto come soggettività . In tale riflessione non è ancora raggiunta la dimensione per la posizione adeguata del problema. Resta da chiedersi se, posto che il pensiero appartenga allâe-sistenza, ogni «sì» e ogni «no» non siano già esistenti nella verità dellâessere. Se è così, allora il «sì» e il «no»222 sono in sé già al servizio e in ascolto (hörig) dellâessere. In quanto tali, non possono mai essere loro a porre ciò a cui appartengono.
Il nientificare dispiega la sua essenza nellâessere stesso e non nellâesserci dellâuomo pensato come soggettività dellâego cogito. Lâesserci non nientifica affatto in quanto
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