Sex Pistols. No future by Giuliano Santoro;

Sex Pistols. No future by Giuliano Santoro;

autore:Giuliano Santoro; [Santoro, Giuliano]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Musica
ISBN: 9788862312356
editore: eDigita srl.
pubblicato: 2014-11-09T23:00:00+00:00


PROBLEMS

Meglio essere vivi

«Sniffin’ Glue» è stata la fanzine del primo punk inglese. Viene fondata da Mark P., che poi avrebbe messo in piedi una sua band, gli Alternative Tv, e proclamato con amarezza: “Il punk è morto il giorno in cui i Clash hanno firmato per la CBS”. Il primo numero di «Sniffin’ Glue» esce nel luglio del 1976: si parla, ovviamente, dei Ramones dai quali la testata ha preso ispirazione fin dal nome (Now I Wanna Sniff Some Glue, cantavano i ragazzi di Forest Hills), e si cerca, nell’ultimo foglio ciclostilato in bianco e nero e scritto a macchina coi titoli vergati a mano, di dare conto della nascente scena londinese. Dalla pubblicazione semi-clandestina di Mark P. prendono vita altre fanzine, esperienze che testimoniano l’attitudine all’autoproduzione del punk, il bisogno di crearsi un circuito proprio e di comunicare con i metodi che l’innovazione tecnologica comincia a offrire: stampare in bianco e nero qualche centinaio di copie di un giornale non richiede più costi proibitivi. Dopo «Sniffin’ Glue» nasce «Side Burns» che nella seconda pagina del numero di dicembre di quell’anno, nello spazio che normalmente dovrebbe essere occupato dall’editoriale del direttore, contiene una dichiarazione programmatica che passa alla storia. Ci sono le istruzioni per suonare alla chitarra un La, un Mi e un Sol. E la scritta: “Here’s three chords, now start a band”. “Ecco tre accordi, adesso formate la vostra band”.

I tre accordi sufficienti a “formare una band” testimoniano l’attitudine allo stile piuttosto che all’abilità tecnica del punk. Spazzano da soli ore di assoli progressive e registrazioni accurate di session medievaleggianti e sperimentazioni psichedeliche.

I Sex Pistols spesso procedono in questo modo: Steve Jones tira via un giro ascendente di riff, di quelli che di solito condisce con un’intro scopiazzata da Chuck Berry. Paul Cook, come nelle cose della vita, lo segue con affannata solerzia. Glen Matlock, fino a quando è parte di questa storia, contribuisce con qualche accorgimento negli arrangiamenti e con la sensibilità pop che tanto tedia Johnny Rotten, il quale si presenta con il suo testo e cerca di adattarlo alla musica.

Problems è un esempio cristallino dei tre accordi di cui parla «Side Burns». Come racconterà Rotten, la canzone risale a una fase in cui il gruppo è a corto di ispirazione. E allora Jones inanella tre note ascendenti – Do, Si e Sol – che sostanzialmente ci accompagneranno per tutta la canzone.

Too many problems

Oh why am I here

I don’t need to be me

’Cosyou’re all too clear And I can see

There’s something wrong with you

Troppi problemi

Perché mi trovo qui

Non ho bisogno di essere me stesso

Perché sei troppo esplicito

E posso vedere

Che c’è qualcosa si sbagliato in te

Johnny Rotten è spesso descritto come isolato dal resto del gruppo, imbronciato e in collera col mondo. Gira con la comitiva dei suoi amici e solo in quel caso si sente a suo agio. Esercita il suo sguardo magnetico rivolgendosi a un immaginario interlocutore come farebbe un attaccabrighe per strada.

But what do you expect me to do?

At least I gotta know what



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