Shalev Zeruya - 2013 - Quel che resta della vita by Shalev Zeruya

Shalev Zeruya - 2013 - Quel che resta della vita by Shalev Zeruya

autore:Shalev Zeruya [Shalev Zeruya]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Family & Relationships, General, Fiction, Social Science, Sociology, Marriage & Family
ISBN: 9788858810286
Google: 1OhK3FvpXh8C
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2013-01-19T23:00:00+00:00


Capitolo nono

Riconosce di lontano l'andatura pesante di sua cognata, sta spingendo il passeggino, porta la solita tunicona scura che la copre tutta, la evita, si rifugia in un vicolo fresco perché il sole non vi arriva mai, lì si ferma, s'appoggia alla siepe di bambù e posa le borse della spesa, ansima come se avesse scampato il pericolo. Cosa c'è di tanto minaccioso in questa donna che conosce da quando sono bambine, forse proprio questo, perché a quanto pare lei incarna più di tutto il cambiamento. Sembra impossibile che sia proprio lei l'esile e timida ragazza che accarezzava delicatamente il braccio di suo fratello, che lo fissava in perenne adorazione, certo tutto può cambiare, anche Nitzan è cambiata, anche lei, probabilmente la trasmigrazione delle anime avviene durante la vita e non dopo la morte. Quel corpo sovrappeso, quel viso ordinario, quella voce stridula, e poi chissà perché ce l'ha anche con lei, come se le mancanze del fratello fossero colpa sua, neanche quel suo magnifico bambino ha mitigato il risentimento, sembra che voglia tenerlo tutto per sé, che lo voglia isolare perché non leghi con nessuno a parte lei, come aveva cercato di fare con Avner riuscendoci quasi, che si è staccato da sua sorella senza per questo attaccarsi a lei, o forse si è staccato perché in fondo non sono mai stati uniti come dei fratelli.

Erano figli degli stessi genitori, sangue del loro sangue, ma quanto poco aveva rappresentato per loro questo fatto mentre crescevano insieme ai rispettivi coetanei e non dentro la loro famiglia, solo una volta lasciato il kibbutz si creò per la prima volta l'occasione di dare senso a quella prossimità di sangue: si ritrovarono per la prima volta a vivere in un appartamento, in due stanze vicine. Lei scelse la più piccola per via del panorama che si vedeva, lui la più grande che dava sul parcheggio, sembravano due emigranti cui era offerta l'opportunità di legarsi fra loro, a lei torna tutt'a un tratto in mente che l'insonnia, maledizione di famiglia, li faceva incontrare in cucina, lei metteva del latte a bollire per tutti e due in un pentolino, si confidava con lui nel cuore della notte, era così un bel ragazzo allora, dall'aria un po' trasognata, si era conquistato l'amore che spettava a lei, solo che aveva anche lui pagato un prezzo troppo alto, talvolta era pure felice per lui, gli perdonava il furto.

All'insaputa dei loro dormienti genitori riuscivano a scambiarsi confidenze per qualche ora, il cocco di mamma e la cocca di papà, adesso che ci pensa, in quelle notti aveva provato per la prima volta un rasserenante senso di fraternità, una beata tregua dalla solitudine, tornava a letto tranquilla e conciliata, con il cuore che traboccava come faceva sempre il latte dal pentolino perché erano tutti presi dalla conversazione e non stavano attenti, ma il fragile patto che si stava rinsaldando fra loro fu Shulamit a spezzarlo ben presto con le sue frequenti visite, con quella sua prepotenza timida che esigeva tutte



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