Sinistra! by Aldo Schiavone

Sinistra! by Aldo Schiavone

autore:Aldo Schiavone [Schiavone, Aldo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 2023-01-17T12:00:00+00:00


1. Il «modello comune e umano» («modèle commun et humain») è un’espressione di Montaigne, Essais (ed. Gallimard-Pléiade, Paris 2007, p. 1166), trad. it. Saggi (Adelphi, Milano 1992, vol. II, p. 1497).

2. «Lo splendore dei supplizi» si trova in M. Foucault, come titolo del secondo capitolo di Sorvegliare e punire (trad. it. Einaudi, Torino 1976, p. 35).

Capitolo terzo

Lo sguardo critico sul presente

1. Non c’è sinistra senza pensiero critico. Non c’è sinistra senza mettere in questione l’ordine del presente. Lo abbiamo a lungo dimenticato. Dobbiamo riportarlo al centro del nostro orizzonte.

La sinistra, in Italia e in Europa (per l’America il discorso sarebbe in parte diverso), ha confuso la fine della lotta di classe con la fine di un’atteggiamento critico di fronte alla realtà contemporanea. Ha confuso la fine del comunismo con l’obbligo intellettuale, prima ancora che politico, di accettare l’ineluttabilità della disciplina tecnocapitalistica del mondo come oggi si configura. E le sparute minoranze che non lo hanno fatto sono riuscite a opporsi a un simile abbaglio solo nel nome di un impossibile ritorno a ciò che abbiamo perduto. Si sono comportate da orfane del comunismo, ostinate a proporre di nuovo una strada che non esiste piú. Solo la Chiesa cattolica è sembrata in parte sfuggire a questa specie di trappola: ma questo sarebbe un altro discorso.

In effetti, il dato incontrovertibile secondo cui per ora non si vedono alternative – né locali né mondiali – al modo di produzione che sta dando forma globale al pianeta non esclude la possibilità né il valore culturale e politico di un atteggiamento non apologetico o subalterno nei suoi confronti. Questa constatazione dovrebbe diventare la stella polare della sinistra che vogliamo.

Nella ricognizione che stiamo qui sommariamente tracciando abbiamo visto che due caratteri – entrambi inscritti nella storia dell’Occidente – si sono rivelati essenziali nella globalizzazione del pianeta: la tecnica e il capitale. Ed è da questi tratti che deve necessariamente partire ogni analisi critica della nostra epoca.

La tecnica è potenza. Non è un dato metafisico, non si alimenta di forze incontrollabili. L’idea che essa in quanto tale nasconda una sua malefica oscurità, e che il suo intensificarsi non faccia che allargare questo fondo buio e insondabile, non nasconde una verità originaria da riportare alla luce, ma piuttosto un remoto terrore nutrito dalla nostra specie, connesso alla presa di coscienza delle proprie illimitate capacità. È il timore dell’onnipotenza, ben riflesso nel racconto biblico del peccato originale: del presunto carattere anti-umano del troppo sapere, se spinto fino al punto da spezzare la barriera della finitezza. Ma la tecnica è solo storia: dalla prima volta in cui un ramo caduto o spezzato è stato usato come un bastone, fino al funzionamento dell’ultimo acceleratore di particelle. In essa c’è solo la pulsione umana, tutta evolutiva, a padroneggiare ciò che abbiamo intorno e dentro di noi per salvarci dall’ignoto, dal pericolo del non conosciuto. E c’è l’attitudine ad acquisire conoscenza e controllo: una spinta primaria che coincide con la nostra stessa forma biologica. Questione del tutto diversa è invece il suo uso sociale: di cui parleremo fra un attimo.



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