Soggiorno in una casa di campagna by Sebald W. G

Soggiorno in una casa di campagna by Sebald W. G

autore:Sebald, W. G. [Sebald, W. G.]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


barocca, che qui manipola ancora una volta gli oggetti inutili da noi messi insieme e conservati come un tesoro nel corso della nostra breve vita, rivela già quella certa voluttà di morte allora in voga, la sua persistenza nell’universo in scatola della vecchia zitella elvetica raffiguratoci da Keller si caratterizza per una tecnica narrativa la quale, scrive Wolfgang Schlüter, resta misurata pure nel sarcasmo e non ricava la sua ironia di fondo, come fa sempre notare Schlüter, da una presa di distanza, ma da immagini di eccezionale limpidezza osservate molto da vicino. Sarebbe dunque sbagliato voler vedere in Keller un predicatore quaresimale in ritardo sui tempi o sotto mentite spoglie, anche se la sua ispirazione è senz’altro tributaria di tendenze barocche che ancora vanno echeggiando in lui. Il tratto specifico nella filosofia della caducità, di cui Keller si fa portavoce, è il luminoso splendore che la ammanta e che deriva da quella particolare forma di panteismo conosciuta dal giovane borsista zurighese presso la scuola degli atei di Heidelberg. Nulla tanto infastidiva Keller quanto le dande della religione, nulla tanto gli ripugnava quanto la bigotteria che, a colpi di scudiscio, vorrebbe fare della povera Emerenziana una piccola cristiana perfetta. È solo con la liberazione dalle secolari e buie latebre della fede che torna a risplendere la luce, nel cui chiarore egli riesce a vedere persino le ore più tribolate. Non penso si possa immaginare discorso funebre più radioso di quello tenuto da Enrico il Verde per la cugina Anna, morta prematuramente. Il falegname sta levigando con la pietra pomice la bara che ha appena terminato, e grazie a questa operazione, così ricorda Enrico, essa diventa «bianca come la neve; solo una lievissima sfumatura rossiccia del legno d’abete traluceva ancora, simile a quella rosata del fiore di melo. Così la cassa apparve assai più bella e più nobile che se fosse stata dipinta, indorata e magari guarnita di bronzi. Dalla parte del capo il falegname aveva lasciato, secondo l’usanza, un’apertura con uno sportello scorrevole, attraverso la quale si poteva vedere il volto finché la bara non veniva calata nella fossa. Adesso bisognava applicarvi un vetro, che avevamo dimenticato, perciò andai a casa a prenderne uno. Sapevo che sopra un armadio si trovava una piccola, vecchia cornice, da tempo senza quadro. Ne tolsi il vetro dimenticato, lo collocai con cautela nella barca e tornai indietro. Il garzone era andato un po’ in giro per il bosco in cerca di nocciole; io intanto provai la lastra e, poiché vidi che era adatta all’apertura, la immersi nell’acqua chiara del ruscello per lavarla accuratamente giacché era tutta opaca per la polvere, badando di non romperla contro le pietre. Quindi la sollevai in alto per lasciar sgocciolare l’acqua pulita; tenendo così il vetro lucente contro il sole e guardandovi attraverso, scoprii la più leggiadra meraviglia che avessi mai visto. Vidi tre incantevoli angioletti musicanti: quello di mezzo aveva in mano uno spartito e cantava, gli altri due suonavano certi violini antiquati, e tutti volgevano gli occhi in alto con un’espressione di devota letizia.



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