Sogni di mostri e divinità (La saga della chimera di Praga) (Italian Edition) by Laini Taylor

Sogni di mostri e divinità (La saga della chimera di Praga) (Italian Edition) by Laini Taylor

autore:Laini Taylor [Taylor, Laini]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fazi Editore
pubblicato: 2021-05-19T22:00:00+00:00


43

Fuoco nel cielo

E silenzio.

Non era un vero silenzio, c’erano fuoco e vento, scricchiolii e sussurri, e il raschiare dei loro stessi respiri ansimanti. Ma nel loro stato di shock sembrava silenzio, e tutti strinsero gli occhi di fronte alla vampa luminosa. Esplose bollente e improvvisa e si spense rapidamente, senza fumo né odore. Finì e basta, e qualsiasi cosa fosse ad aver bruciato – qualsiasi cosa tenesse i due mondi separati – non lasciò alcun residuo di cenere o fumo. Il portale era semplicemente scomparso.

Karou cercò attentamente un segno del fatto che fosse esistito. Una cicatrice, un’increspatura, un’immagine fantasma dello squarcio, ma non c’era assolutamente niente.

Si girò verso Akiva.

Akiva. Era lì. Lui era lì, e non Liraz. Che cos’era accaduto? L’angelo non l’aveva ancora guardata; i suoi occhi erano spalancati per l’orrore mentre fissava la nuova assenza nel cielo. «Liraz!», gridò rauco, ma l’accesso era chiuso. Non soltanto chiuso. Scomparso. Il cielo adesso era semplicemente cielo, l’atmosfera rarefatta al di sopra delle montagne africane, e quell’anomalia che aveva reso Eretz simile a... a un paese confinante dall’altra parte di un tornello... era finita e adesso Eretz sembrava molto, molto lontana, in modo impossibile e surreale, come un luogo immaginario, e il sangue che in quel momento veniva sparso laggiù...

Oddio. Il sangue non era immaginario. Il sangue, la morte. E lì invece era così tranquillo, non c’era niente oltre il vento, adesso, e i loro fratelli e compagni e... e famiglia, ogni soldato Illegittimo rimasto, i fratelli carnali di Akiva, stavano combattendo in un altro cielo, e nessuno poteva farci niente.

Li avevano lasciati laggiù.

Quando Akiva si girò verso di lei, era distrutto. Pallido e incredulo.

«Che cosa... che cosa è successo?», gli chiese Karou, volando da lui.

«Liraz», le rispose, come se ancora stesse tentando di capire. «Mi ha spinto. Ha deciso...». Deglutì. «Che io dovevo vivere. Che ero io quello che doveva vivere».

Fissò l’aria come se attraverso di essa potesse vedere l’altro mondo – come se sua sorella fosse soltanto dall’altra parte di un velo. Ma con il portale scomparso, d’un tratto divenne incomprensibile come potesse mai essere esistito. Dov’era Eretz, e quale magia l’aveva portata a essere così raggiungibile? Chi aveva creato i portali, e quando, e come? La mente di Karou andò all’immagine che aveva dell’universo conosciuto, che cominciava con i pianeti che orbitavano intorno a una stella – un’immensità che era insignificante all’interno di una vastità che era incomprensibile – e lei non riuscì a immaginare come Eretz potesse entrare in quel quadro. Era come rovesciare due puzzle in un cumulo e tentare di trasformarli in uno solo.

«Liraz può cavarsela con le pattuglie», disse ad Akiva. «O se non altro può rendersi invisibile e scappare».

«Per andare dove? Tornare al massacro?».

Massacro.

Provò una sensazione al centro del suo corpo, come un grido. Il cuore e le viscere urlarono; si sentì raschiare da dentro. Pensò a Loramendi, e scosse la testa. Non poteva riviverlo ancora, tornare a Eretz per non trovare altro che morte ad aspettarla. Non poteva nemmeno pensarci. «Possono vincere», disse.



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