Storia culturale della canzone italiana by Jacopo Tomatis

Storia culturale della canzone italiana by Jacopo Tomatis

autore:Jacopo Tomatis [Tomatis, Jacopo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Il Saggiatore
pubblicato: 2019-01-27T23:00:00+00:00


Nuovi discorsi, nuovi generi e nuove estetiche

Pop, rock, underground…

Come anticipato, una ricognizione sulle pagine di riviste e giornali nei primi anni settanta delude chi cerchi segni di un uso diffuso e univoco di «progressive». Non solo il termine non è così comune, per quanto sia noto,33 ma non esiste nemmeno un corrispondente che ne copra il medesimo campo semantico, se non quello di «pop italiano». La maggiore novità rispetto al decennio precedente è rappresentata proprio dall’ingresso nell’uso comune del termine «pop», per indicare quello che oggi piuttosto diremmo «rock», e in particolare il rock progressivo: «pop italiano» è l’etichetta che, in maniera costante dal 1972, viene utilizzata dai media specializzati e non per parlare di gruppi come Pfm, Banco del Mutuo Soccorso, Balletto di Bronzo, Nuova Idea, Osanna, Le Orme, New Trolls – ovvero, il futuro nucleo del canone del progressive italiano.

Il posizionamento delle riviste all’interno del mercato, in questa fase fra gli anni sessanta e la prima metà dei settanta, ha alcune conseguenze a livello di estetica e di strategie di autenticazione: ovvero, non esiste – né può esistere – una vera opposizione fra «pop» e «rock» in termini di «autenticità». L’ideologia del pop come rovescio «commerciale» e «fasullo» del rock, ancora oggi così diffusa nella pubblicistica (e perpetuata da molta «rockologia»34), è – come del resto ogni estetica – culturalmente e storicamente situata. Per quanto riguarda il caso italiano, l’opposizione semantica «rock autentico» vs. «pop falso» non solo non può essere assunta acriticamente, ma è contraddetta dall’uso. Nei primi anni settanta in Italia «pop» ha anche valore retrospettivo, e include – per esempio – la musica dei Beatles o dei Rolling Stones, o di Dylan. È cioè usato come iperonimo di «rock», «folk», e dello stesso «beat». Le prime pubblicazioni sulla «storia del pop» compaiono proprio a partire da questo periodo, con conseguenze importanti sull’organizzazione della musica del passato e sulle sue narrazioni: del 1971, per esempio, è l’edizione italiana della Guida alla musica pop di Rolf-Ulrich Kaiser, che copre e storicizza i generi della popular music dal folk revival americano e da Elvis fino a Zappa.

L’etichetta «pop» è in uso in più ambiti, spesso accostata ad altre etichette simili. I festival musicali, in una prima fase organizzati in continuità con quelli del periodo precedente targati Ciao amici o Big, prendono ora nomi come «Festival Pop», o associano all’intestazione la definizione di «musica d’avanguardia». È il caso del Festival Pop di Viareggio, l’ultimo di una lunga lista a essere definito come l’«anti Sanremo».35 Anche Controcanzonissima, al Piper nel gennaio del 1972, è una «giornata di musica d’avanguardia» che schiera nel cast Delirium, New Trolls, Le Orme, Osanna, Pfm, The Trip – ma anche Francesco Guccini e Claudio Rocchi.36 Dal 22 al 24 settembre 1971 si tiene al Palasport di Novate (poco fuori Milano) un «Pop-rock meeting» (sottotitolo: «Progressive music») con headliner internazionali Ocean e Colosseum, e fra gli italiani Nuova Idea, Osanna, Banco del Mutuo Soccorso, Il Pacco, Claudio Rocchi, Maurizio (dei New Dada), Trip, Orme, Pfm, Delirium,



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