Storia d'Italia nel periodo fascista by Luigi Salvatorelli Giovanni Mira

Storia d'Italia nel periodo fascista by Luigi Salvatorelli Giovanni Mira

autore:Luigi Salvatorelli, Giovanni Mira
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fascismo, Storia,
editore: Einaudi
pubblicato: 1964-05-08T16:00:00+00:00


La concentrazione antifascista.

Era intanto continuata a Parigi l’affluenza delle personalità antifasciste. Fra esse, Pietro Nenni, destinato ad assumere grande importanza, prima per la riorganizzazione e unificazione socialista e poi per l’« unità d’azione » socialcomunista. Fra i massimalisti emigrati, era la personalità più attiva e più autorevole, nonostante fosse ancora giovane. Venne dapprima solo, passando il confine per il Breuil; quindi, tornato in Italia, ne riuscì con tutta la famiglia, attraverso le Alpi trentine. Giunse anche un gruppo di giovani repubblicani, fra essi Mario Bergamo e Ferdinando Schiavetti, quest’ultimo ex-direttore della « Voce Repubblicana ». Altri repubblicani, invece, fecero capo in Svizzera, e più particolarmente al Canton Ticino: accanto al vecchio Eugenio Chiesa (che lasciò poi Annemasse per Parigi), Cipriano Facchinetti, Randolfo Pacciardi, Egidio Reale. A Parigi ancora, nel gennaio 1927, si recò Alberto Cianca (anch’egli attraverso la Corsica), l’ex-direttore del « Mondo » amendoliano, « elegante, azzimato, inappuntabile. Si fregava le mani con compiacenza, ed aveva l’aria di dire: L’abbiamo scampata bella! » (Vera Modigliani). Con lui era il deputato socialista di Ancona, Alessandro Bocconi. Cianca, molto attivo, di notevole capacità oratoria, per allora riprese il giornalismo polemico facendo risuscitare il «Becco Giallo», il famoso giornale umoristico antifascista, che dopo il delitto Matteotti aveva fatto furore: lo riprese insieme con il suo direttore di prima, Alberto Giannini. Esso era particolarmente destinato alla propaganda clandestina in Italia, e nei primi tempi, quando la censura poliziesca non era ancora perfezionata, l’infiltrazione riuscì abbastanza bene. Strumento un po’ vecchio e volgare per sé, il « Becco Giallo » venne a fine, o meglio, cambiò connotati, quando Giannini passò dall’altra parte, e vi sostituì il « Merlo Giallo », divenuto organo dell’antifuoruscitismo.

Ormai erano all’estero, e prevalentemente a Parigi, i rappresentanti di quasi tutte le diverse correnti politiche dell’Aventino. Non vi mancavano neppure quelli del sindacalismo autentico: Buozzi con Quaglino, Rugginenti, Sardelli, e altri, ricostituì in esilio la Confederazione generale del lavoro; organo giornalistico, «L’Operaio Italiano». D’Aragona, rientrato in Italia, rimase in disparte: né con la Confederazione emigrata, né con il gruppo Rigola dei « Problemi del lavoro ».

Accanto alla popote, c’erano, come punti di ritrovo, l’« Hôtel de la Glacière » (ove si collocò Turati) e il salotto di madame Ménard-Dorian, rifugio di esuli da ogni parte d’Europa. Quest’ultimo era un ambiente signorile, un hôtel particulier: non guastava (forse, per alcuni esuli, era provvidenziale) un buffet ben fornito. Descrive la signora Vera: «Gli uni si accostavano timidi, discreti; altri vi ritornavano più e più volte, con fare distratto; qualcuno, poi, vi si insediava decisamente ed aveva l’aria di dire: “Una volta tanto che vedo tante cose buone, è bene che me ne levi la voglia! ” »

Tutto ciò non costituiva neppure un principio di organizzazione politica. Questo, invece, si ebbe (aprile 1927) nel convegno di Nérac (Lot-et-Garonne). Colà viveva Luigi Campolonghi, ex-giornalista corrispondente francese, e adesso direttore tecnico di terreni appartenenti al senatore antifascista Della Torre. Luigi Campolonghi era a capo della LIDU, « Lega italiana dei diritti dell’uomo », perfettamente analoga alla ben nota francese.



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