Storia perfetta dell’errore by Roberto Mercadini

Storia perfetta dell’errore by Roberto Mercadini

autore:Roberto Mercadini
La lingua: ita
Format: epub
editore: Rizzoli
pubblicato: 2018-07-14T16:00:00+00:00


Selene, è chiaro cosa accade a volte. C’è un qualcosa o un qualcuno che sta benissimo nel suo elemento, ed è costretto ad avventurarsi in un altro ambiente; se il passaggio gli riesce, diventa un gigante.

È successo nella storia dell’evoluzione, è successo nella Bibbia, è successo nella storia dell’arte. Prendi, ad esempio, Michelangelo Buonarroti.

Il mestiere di Michelangelo

Qual è l’elemento di Michelangelo? La scultura. Lui si sente scultore dalla radice dei capelli alle piante dei piedi, dalla pelle al midollo. Scherzando, dice di aver succhiato dalla balia latte e polvere di marmo, perché lei era la moglie di uno scalpellino. Disprezza la pittura: per lui è un’attività da sfaticati e da effemminati, non richiede forza, non richiede muscoli, non richiede sudore.

Di tutte le prove della sua insuperata e insuperabile abilità, una mi fa pensare a te, perché mi ricorda la Luna.

Luglio del 1501. Gli operai del Duomo di Firenze e i consoli dell’Arte della lana commissionano a Michelangelo una statua che raffiguri il re David. Il blocco, di marmo bianco come la Luna, è abnorme come la Luna, e pieno di difetti come la Luna. Proprio così. Per la cattiva qualità della pietra, i cristalli perdono coesione rendendo il blocco interamente percorso da fori e spaccature. Già due scultori, nei decenni passati, ci hanno provato per poi rinunciare. Perciò il lavoro è già intrapreso, non c’è neppure la libertà di iniziare la cosa dal principio. Macché! Tocca adattarsi a quello che altri avevano cominciato e che avevano ritenuto un fallimento, un vicolo cieco, una strada senza uscita.

La bravura di Michelangelo è impensabile: da quel disastro riesce a creare il David.

È interessante documentarsi su ciò che si dice di questa scultura: “ideale perfetto di bellezza virile”, “immagine di salda potenza”, “effige della forza”. Tutte sciocchezze.

Osservo il David e la prima parola che mi viene in mente è debolezza.

Attraverso le arti marziali, da anni studio il corpo, l’anatomia, le articolazioni, le posture, l’equilibrio. Posso dirti che il David è un’immagine di immensa debolezza.

Guardalo, non c’è bisogno di essere un esperto. Tutto il peso del corpo poggia su un solo piede, il destro. Di conseguenza il bacino è completamente sbilanciato e la schiena è piegata sul lato opposto. In quella posizione l’equilibrio è precario e la muscolatura della schiena soffre. Non mi credi? Chiedi a un maestro di una qualunque arte marziale, dal kendo al karate, chiedi a un istruttore di yoga, di tai chi, di pilates, chiedi a tutti o a uno qualsiasi di questi. Ognuno ti dirà la stessa cosa: debolezza, vulnerabilità.

Si sta apprestando a lanciare la pietra, dicono i critici, giusto? Quindi dovrebbe rappresentare un uomo intento in un duello.

Se mi venisse incontro un avversario in quella postura sul tatami, lo darei per spacciato. “Questo non sa combattere!” penserei subito.

Eppure quello è per tutti il modello, per tutti l’ideale. Il fatto è, Selene, che lo è. Siamo tutti deboli, nati da cose imperfette, perforate e spaccate. Siamo tutti incerti, in equilibrio precario. Qualsiasi bellezza di cui possiamo risplendere è scavata dentro questa fragilità.



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