Suburra by Giancarlo De Cataldo Carlo Bonini

Suburra by Giancarlo De Cataldo Carlo Bonini

autore:Giancarlo De Cataldo Carlo Bonini [Carlo Bonini, Giancarlo De Cataldo]
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
ISBN: 9788858411001
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


XXVIII.

Marco portò Alice alla Paranza.

Era giusto mostrarle alcuni tipi umani che ai generosi utopisti come lei facevano schifo ma che, dal vivo, non avevano probabilmente mai incontrato.

– Il tipo untuoso e gentilissimo che ci ha procurato questo meraviglioso tavolo appartato dal quale si controlla l’andirivieni della mejo gioventú…

E giú descrizione di Tito Maggio, e giú risate.

– Quei tre grassoni che si spolpano l’aragosta schizzando sugo nel raggio di dieci metri. Li chiamano i Tre Porcellini… vecchi usurai. Pensa che una volta uno di loro…

E giú il racconto di quando il piú laido del terzetto, quello al centro che sembrava Ollio ancora piú grasso, sí, proprio lui, durante la fellatio praticatagli dalla moglie di un usurato a bordo dell’immancabile Suv, quello di lei, per risparmiare la benzina, si vede tamponare da un camionista ubriaco e rischia di rimetterci il ben di dio.

– Ma tu come le sai queste cose, scusa?

– Intercettazioni.

– Ah, è a questo che servono, dunque. Hanno ragione quelli che vogliono impedirle, allora!

E giú risate.

Marco riprese.

– Servono anche ad altro, le intercettazioni. Per esempio: lo vedi quel tipo distinto che conciona al tavolo dei calciatori? È un Pm. È in rosso di centocinquantamila coi Tre Porcellini. Per via del vizio del gioco.

– E si vende i processi!

– Non abbiamo le prove. Ma lo teniamo d’occhio.

– E che ci fa coi calciatori?

– Guarda, ha un solo pregio quell’uomo. È un romanista sfegatato.

– Ti pareva.

– A te proprio il calcio non va giú, eh?

– No. Io lo abolirei.

– Vedo problematica una futura convivenza.

– Io abolirei anche la convivenza. E soprattutto la famiglia.

– Su questo potremmo persino essere d’accordo.

– Insomma, da quello che mi dici, qui sono tutti insieme appassionatamente.

– Sí, ma non farti ingannare da questa ostentazione di bonomia tipicamente romanesca. La metà di questa gente ha nell’armadio scheletri orribili. E l’altra metà è pronta a scannarsi per metterci sopra le mani.

– Agli scheletri o all’armadio?

– A tutti e due. Qua non si butta niente, basta che abbia un valore di mercato. È Roma, tesoro.

– E quel tipo che è appena entrato?

– Quello affannato che sembra reduce da una scopata torrenziale? Non lo conosco, mi dispiace.

– Be’, lo conosco io, invece.

– Tu?

– Già. Si chiama Pericle Malgradi.

– Il nome non mi è nuovo.

– È un onorevole, uno di destra, o di centro, non lo so, ma comunque del genere casa, famiglia e puttane.

– Ora sono io a chiederti: come fai a saperlo?

– L’ho visto coi miei occhi. Se ne porta a carrettate in un albergo in centro, La Chiocciola. Una specie di scannatoio d’élite. Ci sono andata con Diego. Sai che alle camere hanno dato i nomi di attrici famose?

Marco reagí con una smorfia.

– Diego del meet-up? Il Drago Ribelle?

Alice non raccolse.

– La nostra stanza, – proseguí, – si chiamava Anna Magnani.

Lui fu sul punto di piazzare una battuta acida. Ma decise di non umiliarsi. La gelosia retroattiva sarebbe stata una resa. Meglio tenersela. Lei gli sorrise, apertamente ironica.

– La Chiocciola è a due passi da casa di mia nonna. Ti ho mai parlato di nonna Sandra? È stata lei a crescermi, dopo la separazione dei miei.



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