Teorema by Pasolini Pier Paolo

Teorema by Pasolini Pier Paolo

autore:Pasolini, Pier Paolo
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2013-06-12T04:00:00+00:00


Parte seconda

I Corollario di Emilia

Emilia, con una grande valigia di cartone in mano, esce dalla casa, chiudendo la porta alle sue spalle, in religioso silenzio, come se scappasse. E infatti se ne va di nascosto. Si guarda intorno. C'è un profondo silenzio. Resta incerta. Riapre appena appena la porta, osserva dentro. La fuga dei corridoi e delle stanze, fino al grande soggiorno inondato dalla triste luce del sole, è tutto vuoto e deserto. Richiude un'altra volta la porta. Un'espressione soddisfatta, dura, d'invasata la deforma: c’è anche, in questa espressione, un po' di sacra furbizia.

Scende in punta di piedi le scale, portando la valigia come le contadine portano il secchio dalla fontana: tutta ripiegata da una parte, col braccio tirato, la mano rossa e gonfia; e l'altro braccio, quello libero, annaspante stupidamente nell'aria, senza pudore.

Percorre tutto il tratto di strada che attraversa il giardino, guardandosi indietro, furba, incerta, allungando il passo, annaspando ancora di più col braccio sinistro libero, per mantenere l'incerto equilibrio: ma cosa c'è dentro quel valigione di cartone? del piombo? Ci sono tutte le sue ricchezze e i suoi ricordi, povera Emilia. Se li trascina dietro eroicamente e, ormai, inutilmente.

Eccola sulla strada. La stessa in cui il giorno prima, o pochi giorni prima, o insomma, in un indefinito tempo anteriore, il taxi dell'ospite era scomparso.

C'è lo stesso silenzio, la stessa luce. Gli abitanti di quel luogo consumano la giornata secondo il ritmo degli stessi ideali. Balconi e pergole liberty, poggioli novecento, angoli di cemento, riquadri di piastrelle, si alzano contro il cielo, sopra i giardinetti dal cupo e stento verde dei piccoli pini presuntuosi, e addirittura di qualche orribile palma.

Essa percorre tutto il lungo rettilineo di quella prospettiva, lentamente, arrancando col suo valigione - che cambia di mano, ogni tanto - finché rimpicciolisce, in fondo, e scompare.

Giunge in una grande piazza tonda, con al centro un'aiuola verde, e intorno una raggera di strade che si aprono tutte uguali, con le stesse prospettive. Grandi case, e, sotto le fronde dei castani cittadini tutto è reso impreciso dalla bruma. Tram e autobus girano senza sosta intorno alla piazza, e fiumi di automobili; il rumore dei motori è un frastuono infinito, e ora ci si mettono anche delle sirene: sirene di mezzogiorno, o della sera, o di qualche altra ora del tempo delle fabbriche. La gente intorno a Emilia sembra non ascoltare e non vedere niente; come del resto Emilia stessa. Aspettano tutti, diligenti, assenti e dignitosi, l'arrivo del loro mezzo pubblico di trasporto, sotto una pensilina. Eccolo che arriva, inospitale, obbligatorio, luccicante; ed eccolo che riparte col nuovo carico, perdendosi per una di quelle strade che partono a raggera dalla grande e affollata piazza rotonda verso un fondo di sospese foschie...

L'Emilia se ne sta sotto un'altra pensilina - più grande, questa, con un lungo muro in fondo, e i sedili di pietra. Ha ai piedi la sua valigia scalcagnata. Se la tiene stretta contro il polpaccio, come un cane che non perde un momento d'occhio ciò che gli hanno affidato. La gente, intorno a lei, che aspetta, anch'essa con le sue valigie, le assomiglia più dell'altra.



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