Todorov by Tentazione del Bene Memoria del Male

Todorov by Tentazione del Bene Memoria del Male

autore:Tentazione del Bene Memoria del Male [Memoria del Male, Tentazione del Bene]
La lingua: it
Format: mobi
pubblicato: 2012-12-09T10:18:31+00:00


Vocazione della memoria.

A osservare così gli abusi possibili della memoria, sia nella sua forma che nelle sue funzioni, si sarebbe tentati di domandarsi: l'oblio non è meglio del ricordo? La questione non può ricevere una risposta semplice e uniforme. Sicuramente accade così in certe situazioni. Ricoprire il passato è, in democrazia, un diritto legittimo, ma non se ne può fare un dovere. Ci sarebbe una crudeltà infinita nel ricordare incessantemente a qualcuno gli avvenimenti più dolorosi del suo passato; anche il diritto all'oblio esiste. Euphrosinia Kersnovskaia scrive, alla fine della sua stupefacente cronaca illustrata di dodici anni passati nel gulag: «Mamma, mi avevi chiesto di scrivere la storia di questi tristi 'anni d'apprendistato'. Ho rispettato la tua ultima volontà. Ma non sarebbe stato meglio che tutto ciò cadesse nell'oblio?» (15).

Jorge Semprun ha raccontato, in "La scrittura o la vita" (16), come, a un certo momento della sua vita, è stato come salvato grazie all'oblio della sua esperienza concentrazionaria. Sul piano individuale, ciascuno ha il diritto di decidere.

Anche nella vita pubblica si può preferire l'oblio alla memoria del male. Ascoltiamo questa storia raccontata da Amerigo Vespucci, esploratore del continente americano.

Dopo avere descritto gli incontri degli europei con la popolazione indigena, che alternano la collaborazione allo scontro, egli riporta che i diversi gruppi indigeni fanno assai spesso la guerra fra di loro. Per quale ragione? Ecco la spiegazione proposta da Vespucci: «Essi non combattono né per il potere né per estendere il loro territorio, né spinti da qualche altra invidia irrazionale, ma a ragione di un odio antico, insinuatosi da molto tempo in loro» (17). Se Vespucci ha ragione, non si dovrebbe augurare a queste popolazioni di dimenticare un po' l'odio per vivere in pace, di lasciare spegnere i rancori e di trovare un impiego migliore dell'energia così liberata? Ma sarebbe certamente volerli diversi da ciò che sono. E' il momento di ricordare anche i primi articoli dell'editto di Nantes (1598), che permettono di porre fine alle guerre civili che lacerano la Francia: «Che la memoria di tutte le cose accadute da una parte e dall'altra, dall'inizio del mese di marzo 1585 fino al nostro avvento al trono, e durante gli altri tumulti precedenti e in occasione di questi, rimanga spenta e assopita come di cosa non avvenuta: e che non sia permesso ai nostri procuratori generali, né ad alcun'altra persona, pubblica o privata, né per qualche tempo né per qualsiasi occasione, di farne menzione durante un processo o un'azione giudiziaria in alcuna corte e giurisdizione che siano. [...] Vietiamo a tutti i nostri sudditi, di qualunque ceto e qualità siano, di rinnovarne la memoria...» (18).

Più vicino a noi, nel 1881, è Paul Déroulède, fondatore della Lega dei patrioti e militarista convinto, che esclama, con spirito opposto:

"Ne conosco che credono l'odio si plachi Ma no! L'oblio non entra nei nostri cuori" lastricando così il cammino per la macelleria di Verdun. Senza saperlo, egli confermava con i propri ragionamenti una formula di Plutarco (19) secondo cui la politica è definita come ciò che



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