Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno by Benjamin Stevenson

Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno by Benjamin Stevenson

autore:Benjamin Stevenson [Stevenson, Benjamin]
La lingua: ita
Format: epub, mobi, azw3
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2022-10-07T10:07:14+00:00


24.

Il retro del camion era chiuso da una di quelle serrande che si arrotolano e spariscono in un vano sotto il tettuccio. C’era una tazza di caffè vuota appoggiata sul paraurti. La chiave girò senza difficoltà nella serratura. Ruotai la maniglia di novanta gradi. Il momento mi sembrava importante, perciò mi fermai a guardare gli altri tre, nel mentre radunati alle mie spalle. Erin si torceva le mani, ansiosa di sapere se davvero avrei trovato la prova necessaria a tirarmi dalla loro parte, e forse anche di scoprire i dettagli che Michael le aveva taciuto. Sofia aveva adottato un’espressione compiaciuta, alla prospettiva di veder smascherati i segreti di nostro fratello. Crawford sembrava nervoso. Aveva fatto la voce grossa, ordinandoci di tornare subito alla pensione, ma io avevo intuìto che con quel gesto aveva dato fondo alla sua autorevolezza. E ci avevo azzeccato: davanti al nostro ammutinamento si era limitato ad accodarsi, giusto per verificare che non commettessimo altre imprudenze. E io? Io mi aspettavo una delusione. Come avevo detto a Michael, ci sarebbe voluta un’astronave per convincermi.

Sollevai il portellone di un paio di centimetri. Prima osservazione: non esplose. (A voi sembrerà ridicolo, ma a me erano passati parecchi scenari per la testa, e per quanto mi vergogni ad ammetterlo, l’ipotesi che il camion fosse pieno di dinamite era uno dei meno fantasiosi.) Verificato questo, ripresi a sollevarlo. Con estrema lentezza, e non ai fini della suspense: le cerniere si erano congelate. Ci volle uno strattone energico per liberare una fessura sufficiente a intravedere il buio al­l’interno. Il metallo ghiacciato mi bruciava le dita. Stavo per dare un altro strattone quando una mano sul braccio mi fermò.

“Forse ciò che contiene dovresti vederlo solo tu,” disse Erin. “Almeno al­l’inizio.”

Pensai che in effetti lei doveva sapere qualcosa di ciò che avrei trovato, posto che aveva aiutato Michael a dissotterrarlo. E finora era parsa convinta che si trattasse di denaro o di altra refurtiva (una montagna di refurtiva, se era servito un camion a trasportarla). Michael le aveva raccomandato di fidarsi solo di me, e anche a me aveva detto la stessa cosa: che ero l’unico di cui si fidava, perché avevo testimoniato contro di lui. Si era lasciato rinchiudere in un ripostiglio di calze imputridite al­l’unico scopo di consegnarmi la chiave lontano da sguardi indiscreti. Erin aveva ragione: Sofia e Crawford erano di troppo.

“Dovreste allontanarvi.” Alzai la voce per sovrastare l’ululato del vento. “Potrebbe essere... pericoloso.”

Una scusa davvero fiacca. Sofia alzò gli occhi al cielo. Mi chiesi se a indispettirla fosse il fatto di venire esclusa o l’impressione di trovarsi di un passo più distante dai cinquantamila dollari ogni volta che io prendevo le parti di Erin o di Michael. Mi venne da pensare che forse per questo aveva scelto proprio quel momento per interromperci, nel capanno: era intervenuta nel­l’istante stesso in cui io ed Erin avevamo trovato il nostro terreno comune e cominciato a ragionare come una squadra. Crawford invece mi stupì, limitandosi a un’opposizione passiva e senza appellarsi a nessuno degli



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